Il ritmo veloce del nostro mondo interconnesso, sembra sia alimentato da cicli non-stop di notizie, 24 ore su 24, che sono decisamente fonte di stress e ansia.
Mentre un po’ di stress è buona cosa (senza di esso la vita sarebbe monotona e priva di eventi), lo stress cronico può portarci a stati di ansia, esaurimento, depressione e irascibilità. Questi sintomi sono la manifestazione di qualcosa che sta accadendo nel corpo, in particolare nel cervello, quando siamo stressati.
Gli scienziati ora stanno rivelando che vivere costantemente con paura e ansia, sconvolge veramente la chimica cerebrale e danneggia le cellule cerebrali. Ne consegue che le strutture cerebrali vengono fisicamente alterate e l‘invecchiamento cerebrale viene accelerato.
La recente ricerca ha rivelato che le manifestazioni esterne di stress, sono solo la punta dell’iceberg perché molto di più è all’opera al di sotto della superficie.
In effetti lo stress, è stato dimostrato, cambia veramente la struttura cerebrale. E’ particolarmente dannoso sulla amigdala, una regione del cervello a forma di mandorla, che regola le emozioni fondamentali come paura e ansia
I ricercatori sapevano che esporsi a stress prolungato, può causare cambiamenti strutturali nella amigdala. Tali cambiamenti sono stati messi in relazione a comportamenti associati ad ansia e disturbi depressivi
Nuovi studi sui topi, stanno mostrando che basta un solo evento stressante per causare un trauma psicologico ritardato e a lungo termine. Molti studi che indagano sugli effetti dello stress nei roditori, espongono gli animali a stress cronico – in altre parole a stress a lungo termine.
Negli studi in cui i ricercatori hanno di fatto visto gli effetti di un solo evento stressante, gli stessi hanno solitamente riscontrato i cambiamenti più o meno un giorno dopo l’evento stress.
Ciò che rende unici questi studi, è il fatto che i ricercatori hanno osservato i risultati di un solo evento stressante, in un punto ritardato del tempo, ovvero dopo la fine della minaccia
Nel primo studio, un gruppo di ricercatori dall’India trovò che un solo evento stress non danneggiasse immediatamente l’amigdala dei topi. Dopo 10 giorni questi animali soffrivano di un aumento d’ansia e di cambiamenti alla struttura dei loro cervelli, specialmente della amigdala.
Tutto ciò è simile a quello che accade agli umani quando sviluppano la sindrome post traumatica da stress (PTDS), giorni settimane o mesi dopo che l’evento è avvenuto
La ricerca ha mostrato che lo stress fa sì che nella amigdala si formino nuove connessioni nervose, delle sinapsi. Ma fino ad ora non era noto il significato di queste nuove connessioni nervose
Tuttavia in uno studio di monitoraggio relativo ad una indagine sugli gli effetti ritardati dello stress sulla amigdala, i ricercatori hanno osservato che queste nuove connessioni nervose mostravano un’attività elettrica maggiore in questa regione del cervello
Questo aumento di attività avveniva 10 giorni dopo un evento stressante ed era possibile grazie ad una molecola su cellule nervose, il ricettore NMDA-R (N-Methyl-D-Aspartate Receptor)
Quando i ricercatori bloccarono l’ NMDA-R durante un evento stressante e questo impedì la formazione di nuove sinapsi e l’elevata attività elettrica in queste connessioni nervose
I ricercatori indiani non furono i primi ad indagare sugli effetti a lungo termine sul cervello, a causa di stress brevi. Un’altra squadra di ricercatori italiani pubblicò uno studio nello stesso mese in cui l’indagine indiana aveva mostrato che un evento stressante può causare un danno a lungo termine
In questo studio sui roditori, gli scienziati hanno visto gli effetti di un episodio di stress sulla regione cerebrale nota come corteccia prefrontale, coinvolta nella pianificazione del comportamento cognitivo complesso, nel prendere decisioni ed influenzare il modo in cui agiamo in un contesto sociale.
I ricercatori avevano precedentemente trovato che una esposizione di soli 40 minuti allo stress, aumentava il rilascio di glutammato, il neurotrasmettitore eccitatore essenziale, nella corteccia prefrontale.
Livelli di glutammato esageratamente alti possono tradursi in eccitazione eccessiva della cellula nervosa ricevente, con la conseguenza di stati d’animo e comportamento ansiosi.
In questo studio, gli scienziati hanno trovato che questo rilasciare piu’ glutammato, non si ferma semplicemente quando lo stress è finito. Esso continua per 24 ore dopo la fine dello stress.
Durante questo lasso di tempo, i dendriti nella corteccia prefrontale, che hanno recettori per il glutammato, vanno in atrofia. I dendriti sono estensioni di cellule nervose che agiscono come fili telefonici delle cellule, che trasmettono il segnale. Questa atrofia dei dendriti ha continuato per due settimane dopo l’evento stress, consentendo ai ricercatori di vedere come si sviluppa la sindrome post traumatica da stress ed altre condizioni in relazione allo stress
riequilibri energetici corpo mente con il dispositivo quantico SCIO
dalle “consapevolezze SCIO”:
“La paura è una emozione utile e necessaria in moderazione. Il suo scopo
è di aiutarti a proteggerti, ma è un mezzo e non un Maestro. Se la paura
comuncia a governarti , ascoltala, ringraziala e sostituiscila con amore”
Lo stress letteralmente ci uccide
Sia che viviate un evento devastante o dobbiate gestire le seccature della vita moderna, non c’è dubbio che lo stress se sia una minaccia alla vostra salute.
Secondo l’ultimo sondaggio “Stress in America”, fatto dalla American Psychological Association, quasi un terzo degli adulti ricorda come lo stress abbia un impatto molto forte sulla propria salute mentale e fisica.
La scienza dipinge un quadro inquietante sulle conseguenze dello stress sulla salute.
Uno studio recente dell’ Oregon State University, ha trovato che gli uomini anziani che hanno molto stress, sia derivante dai disagi quotidiani come intasamento di traffico, stress lavorativo o discussioni con familiari e amici oppure per importanti eventi di vita come la perdita di un lavoro o la morte di un coniuge- muoiono con più probabilità prima, rispetto a compagni meno stressati
Lo stress è collegato a molte se non a tutte le malattie dei tempi moderni, non ultimo la patologia cardiovascolare. Infatti, i cambiamenti che avvengono nella amigdala dopo un evento stressante, possono essere responsabili dell’aumentato rischio di malattie cardiovascolari nelle persone stressate
I ricercatori hanno scoperto che l’attivazione dell’amigdala, aumenta l’attività del sistema immunitario, che per contro aumenta il rischio di infarto o ictus
Sono stati condotti due studi umani. Nel primo, il team ha visto cartelle cliniche e diagnostica per immagini di 293 persone che avevano fatto una PET (Tomografia ad emissione di positroni) o una TAC, per misurare l’attività delle regioni cerebrali ed anche l’infiammazione delle arterie.
Nessuno dei partecipanti aveva cancro o malattia cardiovascolare al completamento della diagnostica per immagini e le informazioni sulle cartelle cliniche, erano disponibili per ogni soggetto da almeno tre visite mediche in più, nell’arco di 2-5 anni.
Tra i partecipanti, 22 avevano avuto un evento cardiovascolare, come infarto, ictus o episodi di angina, durante il monitoraggio
Il livello di attività nella amigdala, prima dell’evento cardiovascolare, era fortemente connesso a maggiore rischio di sofferenza di evento cardiovascolare. Persino quando ricercatori hanno controllato i classici fattori di rischio cardiovascolari, quella associazione è rimasta forte. E l’associazione rimase persino più forte tra l’ attività della amigdala e gli eventi cardiovascolari gravemente avversi
L’attività dell’amigdala ha anche predetto la tempistica di eventi cardiovascolari. Coloro che avevano maggiore attività della amigdala soffrirono di eventi più vicini nel tempo, rispetto a quelli chi avevano una quantità minima di attività in eccesso. Questo aumento nei disturbi era in parte in relazione ad un aumento di infiammazione delle pareti arteriose.
Nel secondo studio, a 13 persone con una storia di PTSD (sindrome post traumatica da stress), fu fatta una PET (Tomografia ad emissione di positroni), per determinare l’attività della amigdala e l’infiammazione delle pareti arteriose. I loro livelli di stress erano fortemente connessi sia all’attività dell’amigdala che alla infiammazione delle pareti arteriose
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traduzione: Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net