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Il virologo tedesco Prof Streeck sul coronavirus. Mancano dati e fatti per prendere corrette decisioni

Scritto da Cristina Bassi

Nel seguito traduco e trascrivo una sintesi della recente intervista del 31.3.20 al virologo tedesco, dr Streeck, che trovate qui  su youtube in tedesco, fatta dal canale tv ZDFheute

Il Prof. Hendrik Streeck è direttore dell’Istituto di Virologia e Ricerca sull’HIV dell’Università di Bonn.

Il virologo Streeck afferma che il problema principale della discussione attuale è la mancanza di dati e fatti per prendere le decisioni. Non c’è stata adeguata verifica delle misure adottate prima del divieto di contatto e mancavano anche le linee guida per una strategia di uscita dalla crisi corona.

Cio’ detto, Streeck ha sottolineato che, in questo momento sarebbe anche sbagliato tornare indietro su tutte le misure.

Parla poi del distretto di Heinsberg, fortemente colpito da casi di corona, in cui  il Prof. Streeck e il suo team hanno testato diverse superfici e non sono stati in grado di rilevare il virus attivo: Non su telefoni cellulari, non sulle maniglie delle porte, lavandini o gatti, anche in famiglie altamente contagiose.

Ma ascoltiamo piu’ nel dettaglio l’intervista:

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L’Ufficio di Igiene Di Heinsberg ci ha chiesto se potevamo prenderci carico della diagnostica per un certo tempo, per valutare se esisteva un infezione da covid-19 o meno.

Ho quindi poi parlato di questo con un amico medico di medicina interna, perchè ho pensato fosse una possibilità per comprendere meglio l’affezione. Insieme abbiamo valutato etica e ricerca e il giorno successivo abbiamo discusso anche con l’Uff di Igiene a Bonn, e quindi abbiamo deciso.

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Una ricerca casa per casa

Siamo andati di casa in casa. In questa ricerca abbiamo fatto  prima di tutto domande alle persone, per ciò che riguardava i loro sintomi, ma anche come avrebbero potuto infettarsi, che medicamenti usavano, che malattie pregresse

Abbiamo anche prelevato dei test di sangue e fatto l’esame dello striscio. Abbiamo anche fatto lo striscio all’ambiente…per vedere se il virus era sul campanello di casa, nell’aria, alla toilette, sul cellulare, sul telecomando

Lo abbiamo fatto anche sui gatti. Lo abbiamo fatto per molti giorni e abbiamo parlato con  la gente.

Una parte dei risultati li abbiamo resi noti alla stampa: quasi tutti i pazienti soffrivano di perdita del senso del gusto e dell’olfatto. Soffrono di questo per un paio di giorni poi ritorna la funzione sensoriale.

Non è quindi costante, ma è un sintomo che prima non era stato evidenziato. Il fenomeno comunque sembra essere stato intenso persino una infermiera dice di essersi fatta un test con l’aceto per verificare il suo livello olfattivo.

Ipotizziamo che questo fenomeno di manifesti alla fine della malattia. Ci sono dei rapporti che dicono che in altri casi sono stati colpiti altri nervi.

Per esempio dall’Iran ho ricevuto un report che può anche colpire le orecchie, quindi l’udito. Alcuni hanno parlato di brevi periodi di sordità

Abbiamo fatto lo striscio anche sui gatti, con cui abbiamo lavorato molto. Tanti hanno fatto pipi sul vetrino… ma nessuno è risultato positivo!

Abbiamo fatto dei prelievi anche dai lavandini delle toilette per verificare la portata e modalità di infettività di questo virus. Ma non l’abbiamo trovato.

Abbiamo poi portato in virologia questi test e cercato di vedere se il virus cresceva ed era infettivo. E non è stato cosi. Abbiamo potuto dimostrare per cosi dire il dna di virus morti, ma nessun virus vivente.

L’intervistatore : dunque, sulle maniglie delle porte, nei cesti del supermercato, sui gatti… niente, non avete trovato pericolo?

Streeck: Siamo stati (a fare test)  in una casa dove c’erano molti infetti, ma non abbiamo trovato virus infetti su alcuna superficie.  Dal mio punto di vista di può trovare il virus su una maniglia se qualcuno prima, infetto, con intenzione ha infettato l’oggetto (con il proprio sputo).

Giornalista: questa è una buona notizia, per tenere la distanza e lavarsi le mani sono misure che portano a qualcosa.

Streeck: si ne sono convinto. Facciamo molte speculazioni e parliamo di modelli. E poi se c’è un fattore matematico che crolla, crolla tutta la struttura come un castello di carte.

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Ma io penso che bisogna raccogliere dati e mettere insieme i fatti. L’Istituto Robert Koch ha preso distanza anche da noi; quando mi sono reso contro che l’Istituto Robert Koch non faceva ciò che stavamo facendo noi, l’ho sentito come un dovere da virologo.

Ma questo deve essere fatto per dare risposte per la politica ma anche per i cittadini. Dobbiamo lasciare anche che il virus nel tempo dia dei risultati e quindi metterli in ordine, per vedere cosa funziona e cosa non funziona.

La chiusura di tutto, è stata giusta? 

Giornalista: noto che prendiamo decisioni su fatti che non sono sempre verificati. Ma per tornare a bomba…questo shutdown, questa chiusura di tutto…non è andata un po’ troppo velocemente?

Streeck: Si in breve tempo abbiamo intrapreso una misura dopo l’altra, per esempio sono state annullare grandi manifestazioni, poi le scuole sono state chiuse. Poi sono arrivater le limitazioni alle libere uscite.

Ma io ho sempre detto che bisognava aspettare ed osservare ciò che accadeva. Di ciò che deliberiamo oggi, abbiamo i risultati tra due settimane. Errato sarebbe comunque porre fine a tutte le misure adottate, improvvisamente, dicendo che ha funzionato tutto.

Siamo ora in una situazione, in cui dobbiamo vedere come gestire il virus e i tassi di infezione.

Giornalista: paesi che dell’Asia del Sud  hanno cercato molto velocemente di capire che accadeva, dove sono le infezioni , dove stanno andando le persone, incluso la misurazione della temperatura, le mascherine etc..pare abbiano dominato la situazione velocemente. Avremmo anche noi dovuto fare cosi? Che ne pensa?

Streeck : Un’ottima via trovo sia stata quella della Corea del Sud, che ha testato moltissimo. E dove hanno trovato un cluster e le persone sono risultate positive, allora in loco e direttamente hanno arginato.

Ma non hanno costretto un intero paese nel lockdown. Hanno invece verificato i contatti, li hanno testati e arginati.

Dal mio punto di vista è stata un’ottima strategia, fattibile anche per un paese come la Germania.

Il pericolo, con questo virus, è che arriva in ospedale, negli ospizi, nelle strutture di assistenza. Lo abbiamo visto anche in Wuerzburg, o in Italia.

Giornalista: abbiamo visto che anche in Italia dicono che le cliniche, gli ospedali, sono state come centrifughe.

Streeck: questo infatti è un tema che dobbiamo considerare, che ci sia una parte vulnerabile della popolazione, per cui tutto ciò è piu pericoloso e devono essere protetti per evitare la diffusione

Ma per esempio bisognerebbe pensare che tutto il personale in questi istituti venga testato ogni 4-7 giorni.

Sono prassi note a virologi e a coloro che si occupano di medicina delle trasfusioni (per esempio con i test per epatite e hiv).

Il mio lavoro è piuttosto di osservare cosa fa il virus con gli esseri umani (altri invece si occupano di vedere come si sviluppa dal pipistrello agli uomini) e come reagisce il sistema immunitario

Oppure come si comporta/che succede alla clinica, con il virus. Ad ora comunque non c’è una tavola rotonda dove vari esperti  discutano sul tema.

Il giornalista poi lo sprona sul tema se sia giusto o meno umanamente quel che accade, ovvero le implicazioni e conseguenze nella vita personale, economica del paese. Chiarendo che non è esperto in nessuno di questi campi Streeck esprime la sua idea e ricorda che ciò che è stato evidenziato è il limite degli ospedali e non il numero degli infettati.

Streeck: Non abbiamo mai sentito qualcosa sulle nostre norme, quale sia il nostro obbiettivo. Cosa è troppo? quante infezioni sono “troppe” ? 100, 100o,1?

Non possiamo arginare totalmente tutto. Avremmo dovuto sentire i medici di cure intensive dire “questo è il nostro limite massimo”. Sono loro le persone che possono fare le migliori valutazioni sul tema.

Giornalista: bisogna quindi pensare ad una strategia “exit”, del dopo , della uscita dal coronavirus?

Streeeck: rispondo da cittadino e lo ritengo estremamente importante.

Come ne usciamo da questa situazione

Giornalista:  ma questa è infatti la grande domanda: come ne usciamo da questa situazione?

Streeck: questo è il motivo per cui abbiamo cominciato questo studio per raccogliere fatti, cosi possiamo dire quanti sono stati infettati, e quale sia il tasso di mortalità.

Possiamo anche vedere attraverso quali vie si propagano le infezioni. Cosa porta il fatto di interromperle o evitarle.

Per esempio non abbiamo sentito di infezioni dai parrucchieri, ma questi sono chiusi…

Giornalista: Si appunto, mi interessa anche la riflessione sul perchè al supermercato tutte le misure di sicurezza possono funzionare, ma non in negozi di abbigliamento per esempio.

Streeck: si infatti o anche la mascherina… non sappiamo infatti se ogni infezione dipenda da questo.

Ma come scienziato e virologo ritengo sia importante, che alla fine si dica cosa sappiamo e cosa non sappiamo.

Sappiamo con abbastanza certezza che non c’è una infezione da contatto diretto

Sappiamo invece che nel danzare molti stretti l’uno all’altro, e nelle feste “troppo allegre”, si rilevano molte infezioni.

Ora si tratta naturalmente di trovare le sfumature tra queste cose. Quando si verifica una infezione e quando non si verifica? E questo alla fine deve diventare una norma, che dobbiamo adottare.

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Dobbiamo dare tempo al virus…

Giornalista: ritorno su un punto che lei ha detto prima: dobbiamo dare tempo al virus… E’ questo ciò che sta facendo la Svezia? Che adotta un’altra modalità e si appella alla responsabilità del singolo.

Streeck: sulla Svezia… ha adottato vie molto diverse da quelle drastiche adottate da ogni politico altrove. Ma ciò che fanno, a parer mio non è cosi sbagliato.

Perchè sappiamo come viene trasmesso il virus: cioè con vicinanza e tempo trascorso  con una persona infetta.

Quando siamo molto vicini e conversiamo, e facilmente nel parlare ci sono spruzzi di saliva, allora si verifica una infezione.

Gli svedesi si appellano al fatto di mantenere una distanza, non stare in grandi gruppi, ma continuano a fare una vita normale.

Si appellano anche all’igiene delle emani, e che si faccia attenzione reciproca. Quando uno si sente poco bene, resta a casa.

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=VP7La2bkOMo

Traduzione e sintesi: M. Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

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