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Ron Paul Institute: i media tornano sul Covid. E’ il preludio di un false flag ucraino?

Scritto da Cristina Bassi

Traduco il seguente articolo dall’autorevole Ron Paul Istitute per la Pace e la Prosperità, su un tema che sta facendosi strada nella mente di molti osservatori: una ripetizione del copione false flag, questa volta in Ucraina, con un attacco chimico, che verrebbe addebitato ovviamente alla Russia… (Qui altri articoli tradotti dal Ron Paul Institute)
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Nell’ultimo mese, i media mainstream si sono concentrati sull’intervento militare russo in Ucraina, fatto in risposta alla guerra di otto anni sulle repubbliche secessioniste filorusse di Donetsk e Luhansk.

Numerosi tentativi sono stati fatti da Mosca per risolvere la situazione in modo pacifico,  in particolare, le richieste a Kiev di attuare la sua parte degli accordi di Minsk, dando alle repubbliche secessioniste una certa autonomia pur rimanendo sotto il dominio ucraino. Tuttavia questi tentativi sono stati tutti respinti da Kiev e Washington.

Nell’ultima settimana, tuttavia, l’attenzione dei media si è notevolmente rispostata sul COVID-19, in particolare sulla nuova “variante BA.2”, con la notizia dei test positivi di figure di alto profilo come Barack Obama, Hillary Clinton, Jen Psaki e Doug Emhoff, marito della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris.

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L’attenzione dei media, che non si vedeva da fine gennaio, quando più paesi nel mondo eliminarono simultaneamente tutte le restrizioni, ora si è improvvisamente riconcentrata sul Covid, durante l’evento virtuale dell’Agenda di Davos del World Economic Forum.

Questo improvviso e coordinato ritorno alla narrativa mainstream sul Covid, solleva molte domande. La recente conferma da parte dell’attuale Sottosegretario di Stato per gli Affari Politici Victoria Nuland – lei stessa strumentale nell’originale operazione di cambio regime di Euromaidan – sia del fatto che i laboratori finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina stessero sviluppando armi biologiche cosi come le affermazioni della Casa Bianca che la Russia stia progettando di usare armi chimiche, forniscono indicazione che l’improvviso passaggio dei media al Covid, possa essere usato come un mezzo per sgombrare la scena,  per una escalation mortale in Ucraina.

[Parliamo] in particolare di un attacco chimico sotto falsa bandiera, attribuito alla Russia da parte dell’Occidente, e usato come pretesto per la NATO per lanciare una “No Fly Zone” sull’Ucraina.

Un false flag per attacco chimico?

In effetti, la messa in scena di un false flag relativo ad un attacco chimico, come mezzo per incoraggiare un intervento militare guidato dagli Stati Uniti, è una tattica usata molto di recente dai neocon di Washington.

Nel 2017, la Repubblica Araba Siriana era stata nella morsa di un’operazione di cambio regime durata sei anni, lanciata in risposta al rifiuto del presidente Bashar al-Assad di permettere al Qatar, alleato dell’Occidente, di costruire un gasdotto attraverso il suo paese.

A differenza della Libia, tuttavia, anch’essa sottoposta a un’analoga operazione di cambio regime nello stesso periodo, la Siria era stata in grado di resistere con successo all’analogo assalto, finanziato dall’Occidente e lanciato contro il suo territorio, grazie anche agli interventi dei suoi alleati Iran e Russia, fatti che avrebbero portato la lobby del regime change (cambio regime) a prendere misure avventate.

Il 4 aprile 2017, un attacco chimico false flag sarebbe stato lanciato nella città siriana di Khan Shaykhun, con il risultato che l’allora amministrazione statunitense di Donald Trump , lanciò in risposta un attacco con missili da crociera contro una base aerea del governo siriano, che fu il primo impegno militare diretto tra l’Occidente e Damasco, da quando iniziò l’operazione di cambio regime, anche se fu fermata appena prima dell’intervento militare su larga scala , cosa su cui i neocon avevano sperato.

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Imperterriti, un simile attacco sotto falsa bandiera sarebbe stato lanciato quasi un anno dopo nella città di Douma, questa volta con conseguente lancio di attacchi aerei da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia contro gli obiettivi del governo siriano, anche se ancora una volta ci si fermò poco prima di una “No Fly Zone” in stile libico.

Ora, con la quasi inevitabilità del fatto che il palcoscenico sia pronto per lo stesso copione in Ucraina – probabilmente verso la fine di maggio, quando il World Economic Forum terrà il suo primo summit dal vivo dopo due anni – il mondo deve prepararsi per le possibili conseguenze, poiché anche un attacco “limitato” contro le infrastrutture militari russe, simile a quello che è successo in Siria, porterebbe alla conseguenza più grave di tutte: la terza guerra mondiale.

Fonte: http://ronpaulinstitute.org/archives/featured-articles/2022/march/26/media-pivots-back-to-covid-prelude-to-a-ukraine-false-flag/?fbclid=IwAR0EAbvt-DjteB1Ypf_Zk77vnvOvlucSbOd1B4GE-QllkuHYJnS4z8PQCv0

Traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net 

 

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