Il vaiolo torna a riecheggiare nel mondo occidentale… Big Pharma si ripropone come unica indiscutibile salvatrice. Tuttavia troviamo testimonianze di scienza sull’uso di un rimedio erboristico, la sarracenia purpurea, per questo problema.
Nel seguito traduco da fonti scientifche e anche molto autorevoli, come The Lancet e Il British Medical Journal.
Da: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpls.2020.571042/full#B4:
“L’origine del vaiolo, una malattia infettiva virale causata dal virus Variola (due varianti: V. major e V. minor) è sconosciuta, ma risale almeno all’antico Egitto (III secolo a.C.), poiché alcune mummie mostravano eruzioni simili al vaiolo, le macule caratteristiche della malattia.
Come nel caso della peste e di altre pandemie, la malattia si è manifestata in diverse epidemie in tutto il mondo, la più recente alla fine degli anni ’60. Questo virus ha ucciso tra i 300 e i 500 milioni di persone nel corso del XX secolo (Koplow, 2003) fino alla campagna di eradicazione globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1967.
Il vaiolo è stata la prima malattia infettiva a essere stata eradicata (1980), mentre la seconda (unica) è stata la peste bovina, una malattia virale dei bovini. Il vaccino contro il vaiolo (il primo in assoluto) si basava sulla dimostrazione di Edward Jenner, alla fine del XVIII secolo, che l’inoculazione con il vaiolo bovino (una variante del virus del vaiolo che infetta le mucche) proteggeva dalla malattia.
In realtà, il contributo di Jenner rese popolare la pratica della vaccinazione, parola da lui stesso coniata a partire dal termine latino vaccinus (cioè, o/dalla mucca) per la prevenzione di diverse altre malattie infettive.
Tuttavia, prima della scoperta della vaccinazione, come si affrontava la malattia? Particolarmente interessante fu l’approccio dei nativi americani, che furono profondamente colpiti dalla malattia.
Alla fine del XIX secolo diversi chirurghi e operatori dell’esercito statunitense, nonché il prestigioso botanico Charles F. Millspaugh (1892), descrissero l’uso di cataplasmi e infusi della flora medica indigena basati sulla pianta Sarracenia purpurea (famiglia Sarraceniaceae) come efficaci per il trattamento del vaiolo, in un probabile caso di appropriazione medica delle conoscenze terapeutiche indigene (Lawrence-Mackey, 2019).
Conosciuta dai nativi americani (popolo Mi’kmaq) come Mqo’oqewi’k, detta anche pianta brocca viola, appartiene a un genere di specie carnivore che utilizzano foglie modificate a forma di brocca per intrappolare gli insetti.
Forse l’aspetto maculato della pianta (Figura 2), che assomiglia a uno dei principali segni clinici della malattia (Clarke, 1996), ne ha ispirato l’uso presso le popolazioni indigene.
“Il più grande rimedio conosciuto per il terribile flagello” o “sembrava arrestare lo sviluppo delle pustole, uccidendo, per così dire, il virus dall’interno” (Clarke, 1996).
L’avvento della vaccinazione ha messo in secondo piano il rimedio botanico, ma le proprietà antivirali della Sarracenia purpurea sono state successivamente dimostrate in vitro (Arndt et al., 2012).
Gli autori hanno dimostrato che l’estratto della pianta era attivo non solo contro il vaiolo, ma anche contro altri poxvirus, il papovirus SV-40 e vari herpes virus, tra cui il papillomavirus e i carcinomi associati al virus di Epstein-Barr, di solito inibendo la replicazione del virus a livello di trascrizione precoce (Moore e Langland, 2018).
Dal British Medical Journal
E dal British Medical Journal (BMJ) del 31.1.1863, un altro contributo. (L’immagine della pagina è un po’ sbiadita, non tutto è ben leggibile):
Lettera di Charles Rexshaw, MD (medical doctor)
Dato che si sono opinioni diverse relativamente alla efficacia della sarracenia purpurea per il vaiolo, penso che i casi seguenti siano degni di pubblicazione
CASO 1 .
E.A, 30 anni, donna vaccinata da bambina, di buona salute generale, il 31 ottobre si lamenta di non star bene e crede di aver preso un raffreddore
4 Novembe: mi chiamano per andare a visitare la paziente e la trovo con gravi mal di testa, uno stato confusionale, mal di schiena e senso di nausea.
L’urina è molto colorata e scarsa, costipazione, lingua secca, scura nel centro, battito cardiaco 130. Prescrivo un purgante da prendere subito. e una soluzione salina ogni 4 ore.
5 Novembre h. 10.30 a.m : il paziente non riesce a parlare, i sintomi non migliorano. Braccia, viso, parti del corpo sono coperte di eruzioni
8 pm: l’eruzione si diffonde
6 Novembre: si formano vesciche, appare generalmente un po’ migliorata. Le do da prendere un decotto di sarracenia purpurea.
7 Novembre: la paziente sta meglio in ogni senso. Lo stato confusionale è scomparso, la testa molto piu leggera, niente nausea, la lingua è umida, Il battito a 100 leggero, l’urina non è piu cosi colorata, nè cosi scarsa. L’eruzione assume la forma di pustole.
8 Novembe: durante la notte le pustole scompaiono. Erano come scaglie che si alzavano dalla cuticola. Ma nessuna aveva crosta. La paziente si sente bene, ma è debole.
9 Novembre: la paziente continua a migliorare . Le croste cominciano a cadere e non lasciano buchi
CASO 2
T.A 10 anni, vaccinato da piccolo.
il 3 novembre inizia a lamentarsi
il 6 compare l’ eruzione con i soliti sintomi di vaiolo
Ho prescritto il decotto di sarracenia purpurea. In due giorni si formano pustole e scompaiono , nessun buco nè crosta, ma tutto è finito in squame. Il paziente si è completamente ripreso
CASO 3
J.R, 21 anni, nessun vaccino.
il 30 ottobre sta poco bene
1 novembre appaiono i tipici sintomi del vaiolo
il 2 novembre comincia l’eruzione
il 3 novembre prescrivo il decotto
Dopo la prima dose, si sente guarito. In 40 ore il corso della eruzione si è completato, le pustole sono apparse come scaglie.
Ho usato questo decotto in altri due casi simili con simili effetti. Gli effetti della sarracenia purpurea in questi casi, sembrano concordare con le sue proprietà di cui alla relazione di Mr Chalmers Miles , nel Lancet del del 18 ottobre: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(02)41525-5/fulltext
il 21 marzo 2012 , in Chemistry World, diceva:
“E’ stato scoperto un rimedio erboristico usato nel XIX secolo per trattare il vaiolo che blocca la replicazione virale in vitro
Un antico rimedio erboristico per il trattamento del vaiolo, che si pensa fosse usato dai nativi americani alla fine del 1800, è stato riscoperto ed è risultato in grado di uccidere il poxvirus.
Il vaiolo è stato eradicato, ma questa scoperta offre un possibile trattamento per il poxvirus nell’improbabile caso di un attacco bioterroristico o di un aumento dell’incidenza di poxvirus simili, come il vaiolo delle scimmie. [era il 2012, ndt]
Il vaiolo ha devastato le popolazioni umane per migliaia di anni. (…) Ci è voluto un po’ di tempo, ma nel 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente che il vaiolo era stato eradicato.
Secondo fonti storiche, nell’Ottocento, quando il vaiolo rappresentava ancora una grave minaccia, i nativi americani Micmac della Nuova Scozia curavano la malattia con un infuso botanico derivato dalla pianta insettivora Sarracenia purpurea, una specie di pianta brocca.
Ora, Jeffrey Langland dell’Arizona State University di Tempe (USA) e colleghi hanno condotto esperimenti in vitro con l’estratto di erbe e hanno scoperto che inibisce la replicazione del virus variola, l’agente causale del vaiolo.
Sebbene il vaiolo naturale non rappresenti più una minaccia per la salute, esiste la remota possibilità che Stati instabili o gruppi terroristici abbiano acquisito scorte del virus dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che aveva sviluppato il vaiolo come agente di guerra biologica.
Le vaccinazioni vengono ancora somministrate a gruppi a rischio, tra cui i ricercatori che lavorano con i poxvirus e i membri delle forze armate statunitensi che potrebbero essere esposti al virus attraverso la guerra biologica.
Tuttavia, poiché il rischio è così basso per la popolazione in generale, è difficile giustificare la vaccinazione di tutti, soprattutto perché il vaccino può avere gravi effetti collaterali. Lo sviluppo di terapie è quindi importante per curare le persone nel caso in cui si verifichi un evento di bioterrorismo.
“C’è molto scetticismo nei confronti della fitoterapia, ma i nostri risultati dimostrano in modo inequivocabile che quest’erba è in grado di uccidere il virus e possiamo dimostrare come lo uccide”, afferma Langland. Questo fa uscire quest’erba dal regno del folklore e la fa entrare nell’area delle vere prove scientifiche”.
L’équipe ha preparato degli estratti di Sarracenia purpurea e ha scoperto che era molto efficace nell’inibire la replicazione del virus nelle cellule renali di coniglio. Hanno poi analizzato il ciclo di replicazione del virus e hanno scoperto che l’erba inibisce la sintesi dell’mRNA, bloccando la produzione di proteine vitali per la replicazione.
“Altri farmaci sono in fase di sviluppo contro il vaiolo, ma la S. purpurea è l’unica terapia conosciuta in grado di colpire il virus in questa fase del ciclo di replicazione”, afferma Langland.
“L’estratto blocca la trascrizione precoce e sembra avere un meccanismo d’azione distinto da quello di altri due antivirali attualmente in fase di sperimentazione clinica”, afferma Mark Buller, virologo dell’Università di Saint Louis, Missouri, USA.
“I risultati sono molto convincenti e sostengono la necessità di valutare ulteriormente il principio attivo purificato in studi su piccoli animali”.
“Con il vaiolo, è ovviamente impossibile verificare l’efficacia di questa erba nel corpo umano, a meno che non si verifichi un rilascio bioterroristico del virus”, afferma Langland. Stiamo effettuando studi sugli animali per confermare i nostri risultati almeno in questo tipo di sistema animale completo”. (fonte)
Reference
W Arndt, PLoS One, 2012, DOI: 10.1371/journal.pone.0032610