La prima parte della lunga traduzione del video di John Pilger, relativo ad una conferenza tenuta a Chigaco qualche anno fa. John Pilger (qui i suoi libri in italiano) è illustre giornalista australiano, fuori dal maintream ed anche regista di successo di documentari storico-politici. In questa conferenza (vedi video), presentava il suo libro: “Freedom, next Time” (qui in italiano). Il video è stato caricato nel 2016, ma si capisce che la chiacchierata è ancora antecedente
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“Lo scopo del libro è di essere un antidoto alla propaganda, cosi spesso mascherata da giornalismo. Quindi i miei temi oggi sono di parlare di giornalismo, di guerra al giornalismo, di propaganda e del silenzio e di come quel silenzio puo’ essere rotto.
Edward Bernays il cosiddetto padre delle pubbliche relazioni, scriveva di un governo invisibile che è il vero potere che governa il nostro paese. Si riferiva al giornalismo dei media. Era circa 80 anni fa, non molto tempo prima della invenzione del giornalismo delle multinazionali. E’ una storia di cui pochi giornalisti parlano o non se ne parla affatto ed inizio’ con l’arrivo della pubblicità delle multinazionali . Mentre nuove multinazionali cominciavano a prendere il sopravvento sulla stampa, venne inventato il “giornalismo professionale”.
Per attrarre nuove pubblicità delle multinazionali, la nuova stampa doveva apparire rispettabile, porsi come pilastro dell’establishment, oggettiva, imparziale ed equilibrata. Si istituì cosi la prima scuola di giornalismo ed una metodologia di neutralità liberale. Il diritto di libertà di espressione venne associato con i nuovi media e le grandi multinazionali.
Quel che il pubblico ignorava è che per sembrare professionale, un giornalista doveva assicurare che le notizie e le opinioni venissero dominate da fonti ufficiali. E questo non è cambiato.
Guardate in un qualsiasi giorno il New York Times e controllate le fonti delle maggiori storie politiche, sia domestiche che internazionali, e troverete che sono dominate da governi ed altri interessi dell’establishment. Questa è l’essenza del giornalismo professionale.
Non sto alludendo al fatto che il giornalismo indipendente fosse o sia escluso da tutto cio’ ma è molto piu’ probabile che in questo campo esso sia una onorevole eccezione.
Pensate al ruolo di Judith Miller al New York Times, ai tempi dell’invasione dell’Iraq. Si il suo lavoro divenne uno scandalo ma solo dopo aver avuto un ruolo potente nel promuovere una invasione basata su menzogne. Ma il modo a pappagallo in cui la Miller citò le fonti ufficiali e i particolari interessi non fu molto diverso dal lavoro svolto da molti reporters del famoso Times, come il celebrato WH Lawrence, che contribui’ all’insabbiamento dei veri effetti della bomba atomica lanciata su Hiroschima nell’agosto 1945.
“Nelle macerie di Hiroschima non c’è radioattività”, era il titolo del suo articolo ed era falso.
Consideriamo quanto è cresciuto il potere di questo governo invisibile: nel 1983, i media globali principali, erano di proprietà di 50 multinazionali. La piu’ parte erano americane. Nel 2002 si sono ridotte a 9 multinazionali.
Oggi probabilmente ce ne sono 5.
Rupert Murdoch ha predetto che saranno solo 3 giganti multinazionali e la sua azienda sarà una di queste.
Questa concentrazione di potere non è ovviamente esclusiva solo degli USA. La BBC ha annunciato che sta espandendo le sue trasmissioni agli USA, perchè crede che gli Americani vogliano un giornalismo neutrale ed obiettivo, cosa per cui la BBC è famosa. Hanno lanciato quindi BBC America, puo’ darsi abbiate visto la pubblicità.
La BBC ebbe inizio nel 1922, proprio prima dell’inizio in America, della stampa delle multinazionali. Nello stesso anno l’establishment inglese era sotto assedio. I sindacati chiedevano uno sciopero generale e i Tories (Conservatori) erano terrorizzati che una rivoluzione stesse iniziando. La BBC arrivò a salvarli. In grande segreto Lord Reith scrisse dei discorsi antisindacali per il Primo Ministro dei Tories, Stanley Baldwin e li trasmise alla nazione, rifiutandosi allo stesso tempo di consentire ai leader labouristi di prendere la loro posizione se non dopo la fine degli scioperi.
Venne cosi stabilito uno schema in cui l’imparzialità era un principio, ma che doveva essere sospeso ogni qualvolta l’establishment fosse sotto minaccia. E quel principio vale da allora.
Prendiamo l’invasione dell’IRAQ: ci sono due studi della BBC, uno riporta che la BBC diede solo il 2% di copertura al dissenso antiguerra in Iraq, meno della copertura data da ABC, NBC e CBS . Un secondo studio della Università del Galles, indica che quando si costituì l’invasione, il 90% delle referenze della BBC relativamente alle armi di distruzione di massa, ipotizzavano che Saddam Hussein veramente le possedesse e che Bush e Blair avevano ragione.
Sappiamo ora che la BBC ed altri media sono state usati dai Servizi Segreti britannici, MI6, in cio’ che chiamarono “Operation Mass Appeal” , in cui agenti del MI6 impiantarono storie sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, come per esempio armi nascoste nei suoi palazzi e in bunker sotterranei segreti.
Tutte queste storie erano un fake. Ma non è ancora questo il punto. Il punto è che il lavoro dell’MI6 fu inutile, perchè il “giornalismo professionale” da solo, avrebbe prodotto lo stesso risultato.
Ascoltate l’uomo BBC in Washington, Matt Frey, appena dopo l’invasione: “non c’è dubbio – disse agli ascoltatori in UK e in tutto il mondo- che il desiderio di portare il bene e i valori americani al resto del mondo e specialmente nel Medio Oriente, è ora sempre piu’ connesso con il potere militare americano.
Nel 2005 lo stesso reporter, lodò l’architetto dell’invasione, Paul Wolfowitz, come qualcuno che credeva con passione al potere della democrazia e agli sviluppi dall’uomo della strada. Si, era poco prima del piccolo incidente alla Banca Mondiale.
Nulla di questo è insolito. BBC news descrivevano l’invasione di routine come un calcolo sbagliato, non invece come illegale, avvenuta senza aver ricevuto una provocazione, non come basata su menzogne, ma un semplice errato calcolo.
Il che significava che se quell’attacco illegale, senza provocazione sull’indifeso Iraq avesse avuto successo, beh era tutto ok.
Quello che la lingua clichè dei media fa ed è progettata a fare, è di normalizzare l’impensabile della degradazione della guerra, come membra distrutte e maciullate di bambini e ragazze… che io ho visto.
Una delle mie storie favorite sulla Guerra Fredda, riguarda un gruppo di giornalisti russi che stanno facendo un tour in USA. L’ultimo giorno della loro visita, i loro ospiti chiedono loro, quali impressioni avessero avuto.
“Devo dirvi – disse il portavoce- che siamo stati shockati a vedere, dopo aver letto tutti i giornali ed aver guardato la tv, che tutte le opinioni su questioni importanti, sono le stesse. Per avere lo stesso risultato nel nostro paese, mandiamo i giornalisti al gulag, gli strappiamo persino le unghie, Qui non dovete fare nulla di tutto questo: qual’è il segreto?”
Dunque: qual’è il segreto? E’ una domanda raramente posta nelle redazioni, nei college dei media, nel giornalismo. Tuttavia la risposta a questa domanda è fondamentale per la vita di milioni di persone
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traduzione Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net