Chi controlla l’umanita’?

John Pilger: Libertà, la prossima volta. La vera verità è sempre sovversiva

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Scritto da Cristina Bassi

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La seconda parte (qui la prima) della lunga traduzione del video di John Pilger, relativo ad una conferenza tenuta a Chigaco qualche anno fa. John Pilger (qui i suoi libri in italiano) è illustre giornalista australiano, fuori dal maintream ed anche regista di successo di documentari storico-politici. In questa conferenza (vedi video), presentava il suo libro: “Freedom, next Time” (qui in italiano). Il video è stato caricato nel 2016, ma si capisce che la chiacchierata è ancora antecedente

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Il 24 agosto dello scorso anno [Il video è stato caricato nel 2016, ma si capisce che la chiacchierata è ancora antecedente], il New York Times, dichiarò questo in un redazionale:

” Se avessi saputo allora cio’ che sappiamo adesso, l’invasione dell’Iraq sarebbe stata fermata da una protesta popolare.”

Questa incredibile ammissione stava dicendo in effetti che i giornalisti avevano tradito il pubblico, perchè non avevano fatto il loro lavoro ed avevano accettato ed amplificato e fatto eco alla vita di Bush e la sua banda, anzichè metterli a nudo e creare loro problemi.

Quel the il Times non ha detto è che se quel giornale e il resto dei media, avessero rivelato le menzogne almeno 1 milione di persone oggi sarebbe vivo. Questo il credo ora di una serie di esperti giornalisti dell’establishment. Alcuni di loro me ne hanno parlato. Pochissimi lo direbbero in pubblico.

Ironia, ma iniziai a comprendere come la censura funzionava nelle cosiddette società libere, quando relazionavo su società totalitarie.

Negli anni ’70, feci segretamente dei filmati in Cecoslovacchia, allora una dittatura stalinista; intervistai membri del gruppo dissidente Carta 77, incluso il romanziere Urbanek, che mi disse:

” Qui nelle dittature siamo piu’ fortunati di voi in occidente, per una cosa : non crediamo a nulla di cio’ che leggiamo sui giornali e nulla di cio’ che guardiamo in tv, perchè sappiamo che è propaganda e menzogna. A differenza di voi in Occidente, abbiamo imparato a guardare oltre la propaganda e leggere tra le righe. A differenza di voi sappiamo che la vera verità, è sempre sovversiva”.

Vandana Shiva ha chiamato questo “conoscenza soggiogata”.

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Uno dei piu’ vecchi clichè della guerra, è che la verità è la prima vittima. No, non è vero: è il giornalismo la prima vittima.

Alla fine della Guerra nel Vietnam, la rivista “Encounter” pubblicò un articolo di Robert Elegant, un apprezzato corrispondente che aveva seguito la guerra. Per la prima volta nella storia moderna, egli scrisse che il risultato della guerra non era determinato dal campo di battaglia, ma dalla pagina stampata e soprattutto dallo schermo televisivo.

Ritenne i giornalisti responsabili per aver perso la guerra, perchè vi si opponevano nei loro servizi.
Tale visione di Elegant divenne a Washington la saggezza infusa e lo è tutt’ora.

In Iraq il Pentagono inventò il “giornalista incorporato” perchè credeva che fare un servizio critico, avesse fatto perdere la guerra in Vietnam.

Ma è proprio l’opposto ad essere vero: nel mio primo giorno come giovane reporter in Saigon, contattai maggiori giornali e aziende tv. Notai che alcuni di loro avevano lavagnette-memo al muro in cui c’erano terribili foto, soprattutto corpi di vietnamiti massacrati e soldati americani, che tenevano in mano orecchie tranciate e testicoli.

In un ufficio c’era la fotografia di un uomo torturato e sopra la testa del torturatore c’era un bastone sopra un palloncino ridicolo con le parole:” ti insegnerà a parlare alla stampa”. Nessuna di queste immagini è mai stata pubblicata. E chiesi perchè.

Mi si disse che il pubblico non le avrebbe mai accettate. E che pubblicarle non sarebbe stato oggettivo o imparziale.

All’inizio accettai la logica apparente di tutto questo. Anch’io ero cresciuto con le storie della buona guerra contro la Germania e il Giappone. Quel bagno etico che purifica la rabbia del mondo angloamericano per tutto il male.

Ma tanto piu’ tempo passai i Vietnam tanto più mi resi conto che le nostre atrocità non erano isolate, la guerra in sè era un’atrocita’. Questa era la grande vera storia, ma raramente diventava notizia.

Si l’efficacia e le tattiche dei militari venivano messe in discussione da alcuni reporter molto acuti, ma non veniva mai usata la parola “invasione”. Piuttosto si usava la parola “coinvolti”: L’America era coinvolta in Vietnam”.

Aspettando la Libertà - Freedom Next Time  in italiano

La fantasia di un gigante goffo, bloccato in un pantano asiatico, veniva incessantemente ripetuta. Veniva delegato quindi ai whistleblowers (gli spifferatori) una volta rimpatriati, il fatto di dirci poi la verità sovversiva.

Nel giorno del massacro di My Lai, il 16 marzo del 1968, in Vietnam c’erano 649 reporter e nessuno di loro ne parlò.

Sia in Vietnam che in Iraq, politiche e strategie deliberate hanno rasentato il genocidio.

In Vietnam correva il forzato esproprio di milioni di persone e la creazione di zone “senza fuoco” [di guerra] mentre in Iraq ci fu l’embargo forzato imposto dall’America che negli anni ’90 fu attivo come un assedio medievale, e che secondo l’ONU uccise almeno mezzo milione di bambini sotto i 5 anni.

Sia in Vietnam che Iraq armi vietate vennero usate contro i civili, come esperimenti deliberati. L’agente Orange, mutò l’ordine genetico ed ambientale in Vietnam. I militari definirono questa operazione “operazione Ade” (Operation Hades) .

Quando il Congresso lo scopri, l’operazione venne rinominata piu’ “amichevolmente” in Operation Ranch Hand e nulla cambio’.

Piu’ o meno è lo stesso modo in cui il Congresso ha reagito alla guerra in Iraq. I Democratici l’hanno maledetta e rietichettata ed estesa.

>>> segue

traduzione Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

prima parte qui

vedi anche:

Monsanto: legami strategici con militari e governi. Le sue sementi usate come armi