Risvegli Sulla morte e le altre vite

Dr Parnia: dopo la morte sei consapevole di essere morto

Scritto da Cristina Bassi

Si considera “tempo di morte” quello in cui la persona entra nell’arresto cardiaco, che è la cessazione dell’impulso elettrico che guida il battito cardiaco. Ne consegue che il cuore si ferma. Il momento in cui il cuore si ferma, viene considerate tempo di morte.
Ma, la morte ha il sopravvento sulla nostra mente immediatamente dopo, o ci si infila lentamente?

Alcuni scienziati hanno studiato il NDE (near death experiences: esperienze prossime alla morte) per cercare illuminazione su come la morte prenda il sopravvento sul cervello. Ciò’ che hanno trovato è rimarchevole: un sovraccarico di elettricità entra nel cervello  momenti prima della morte cerebrale.

Uno studio del 2013 alla University of Michigan, che esaminò i segnali elettrici da dentro la testa di ratti, scoprì che i ratti erano entrati in uno stato di iperallerta, proprio prima della morte.

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Gli scienziati stanno ora cominciando a pensare che l’NDE sia causato da una riduzione di flusso sanguigno, unita ad un comportamento elettrico anomalo  dentro il cervello  . Quindi lo stereotipo del “tunnel di luce” potrebbe derivare da un sovraccarico di attività neuronale.

Il dr Sam Parnia è il direttore della ricerca sulla rianimazione e la medicina d’urgenza alla NYU Langone School of Medicine, a New York City. Sia lui che i suoi colleghi stanno facendo ricerca su come esattamente muore il cervello.

Nel lavoro precedente, egli  ha condotto degli studi su animali, osservando il momento prima e dopo la morte ed ha anche indagato le NDE. “Molte volte, coloro che hanno avuto queste esperienze, parlano di essere da qualche parte nella stanza  e di rendersi conto del team di medici che lavorano sul loro corpo” ha detto il dr Parnia a Live Science.

“Descrivono il fatto di vedere i dottori e le infermiere che lavorano e di avere piena consapevolezza dei loro discorsi, delle cose visive che stavano accadendo  che diversamente non avrebbero saputo

Lo stuff medico conferma questo, ci dice il dr Parnia. Quindi come potevano coloro che tecnicamente erano morti, avere la cognizione di cio’ che stava accadendo intorno a loro? Persino dopo che si ferma il nostro battito cardiaco e la respirazione, siamo consapevoli per 2-20 secondi, dice il dr Parnia.

Questo è quanto a lungo la corteccia cerebrale si ritiene che resista, senza ossigeno. Questa è la parte del cervello che si occupa del pensare e del prendere decisioni. E’ anche responsabile per decifrare le informazioni raccolte dai nostri sensi.

Secondo Parnia, durante questo periodo “Si perdono tutti i riflessi del tronco encefalico, ovvero quelli del riflesso faringeo, della pupilla…tutto sparisce”.

Ben presto non si potranno piu’ rilevare le onde cerebrali dalla corteccia cerebrale. Persino così, possono volerci ore perché il nostro organo del pensare termini completamente.

Di solito, quando il cuore cessa di battere, alcuni fanno la rianimazione cardiopolmonare –CPR-  Questa fornirebbe circa il 15% dell’ossigeno necessario per avere una funzione cerebrale normale. “Se siete in grado di far ripartire il cuore, che è ciò che la CPR tenta di fare, inizierete gradualmente a far rifunzionare il cervello” ha detto Parnia.

L’ultimo studio in corso del dr. Parnia si rivolge al grande numero di Europei ed Americani che hanno avuto un arresto cardiaco e sono sopravvissuti.

“Allo stesso modo in cui un gruppo di ricercatori potrebbe studiare la natura qualitativa  della esperienza umana di “amore”, dice Parnia, “cerchiamo di comprendere esattamente le caratteristiche vissute dalle persone quando attraversano la morte, perché comprendiamo che questo rifletterà l’esperienza universale che tutti avremo quando moriremo”

Uno degli obbiettivi è osservare come il cervello agisce e reagisce durante un arresto cardiaco, attraverso il processo della morte e durante il ritorno. Quanto ossigeno esattamente serve per riavviare il cervello?  Come viene influenzato il cervello dopo un ritorno? Apprendere i confini di questo potrebbe migliorare le tecniche di rianimazione, che potrebbero salvare innumerevoli vite ogni anno.

“Allo stesso tempo, nel contesto della morte studiamo anche la mente umana e la coscienza , ha detto Parnia, “per comprendere se la coscienza  viene  distrutta o se continua dopo che siamo morti  per un certo periodo di tempo, e come questo si mette in relazione a ciò che accade dentro il cervello in tempo reale”

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fonte: https://bigthink.com/philip-perry/after-death-youre-aware-that-youve-died-scientists-claim?utm_medium=Social&facebook=1&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1mYi893m3L-ZnwdxBPtX5WeLvTAgR-Hx5w8c0vmq8y1i8EKGBVlO1ikZs#Echobox=1555620641

traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

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