Sul coronavirus ho già tradotto e pubblicato una serie di contributi (altri sicuramente in arrivo) da varie angolazioni (salute, guerra biologica, piano di sterminio della popolazione, rivelazioni “altre” dagli esperti in campo) ed ora questo articolo letto sulla Reuters/London … aggiunge un ennesimo tassello e sussulto, per dove e come stiamo vivendo su questo pianeta.
Senza lo scoppio di questa epidemia che sta paralizzando il mondo e le vite dei singoli, chissà se certe prelibatezze dei grandi livelli della finanza, sarebbero mai giunte alle nostre orecchie plebee. O forse, purtroppo, “grazie” al coronavirus, ci tocca “sentire” anche questa
L’articolo è del 19 febbraio u.s: “ Un bond (obbligazione) della Banca Mondiale designato a fornire sovvenzioni per aiutare i paesi più poveri del mondo, per contrastare le malattie a veloce diffusione, ha perso metà del suo valore quando è scoppiata l’epidemia del coronavirus in Cina, poiché ciò ha fomentato paure che gli investitori potessero trovarsi davanti a pesanti perdite.
Dopo l’epidemia di Ebola del 2013-2016, che ha imperversato in Sierra Leone, Guinea e Liberia ed ha ucciso almeno 11.300 persone, la Banca Mondiale nel 2017 ha lanciato una obbligazione ed una assicurazione sotto il suo ombrello di Finanziamento per Emergenza Pandemica, per stabilire un meccanismo che avrebbe velocemente impiegato fondi dove fosse stato necessario”.
L’articolo ci informa che i bonds “pandemici” sono stati accuratamente esaminati dopo la seconda pandemia, peggiore, di Ebola. Era il 2018 e la pandemia si diffuse rapidamente nella Repubblica Democratica del Congo uccidendo – dicono- 2000 persone. Apprendiamo che non si riuscì ad emettere fondi per aiutare i paesi colpiti.
I fondi sono emessi dalla IBRD: la Banca Internazionale della Banca Mondiale per la Ricostruzione e Sviluppo ed offrono agli investitori alte cedole, poiché “c’è il rischio di dover sacrificare parte del loro denaro, in fondi che vengono invece incanalati verso paesi in bisogno di aiuto, nel caso scoppiasse una pandemia di un numero di casi infetti”.
Dato che il coronavirus, ad ora, ci dicono abbia infettato più di 74.000 persone, con oltre 2000 decessi, “i prezzi del bond pandemico della IBRD hanno subito crescente pressione con il maggior rischio di investimento – Classe B”.
“Le perdite per gli investitori dipendono dal numero di morti e dalla diffusione geografica. Nei casi più estremi, una epidemia globale, ovvero più di 2500 morti per più di 8 continenti con un certo numero di decessi in ogni paese, spazzerebbe via tutto l’investimento dei possessori di obbligazioni”.
“Abbiamo tutti la sensazione che le epidemie siano diventate sempre più frequenti: abbiamo avuto la SARS ed Ebola e la suina e tutte in un breve lasso di tempo”
Le obbligazioni emesse dalla IBRD, apprendiamo sempre dall’articolo, non servono solo per portare aiuto nelle epidemie di coronavirus o Ebola, ma anche “in quelle causate da malattie infettive come Marburg, la febbre emorragica del Congo-Crimea e la febbre di Lassa”.
“Entrambe le obbligazioni sono spesso tenute strettamente e ampiamente non liquide. Gli archivi indicano che la più rischiosa delle due obbligazioni, la XS164110150= matura il 15 giugno (…)
Ora, prosegue Reuters, “le obbligazioni restano sotto tiro, perché non hanno saputo fornire sufficiente aiuto e per tempo”
Esistono dei contenziosi sul tempo di pagamento, che dicono essere lungo. “Nel caso di una pandemia da coronavirus per le banconote della Classe B, [tale tempo] è di 84 giorni da quando la OMS pubblica il suo primo “situation report”. E nella epidemia corrente sarebbe metà aprile.
“Alcuni Think tanks e policymakers [coloro che fanno le politiche] dicono che l’attenzione dovrebbe essere portata a puntellare i sistemi sanitari e i centri di primo riconoscimento nelle parti vulnerabili del mondo, che sono stracarichi di casi di Ebola, morbillo, malaria e altre malattie mortali” [anche il morbillo, malattia esantematica, considerato “mortale”…ndt…]
“ Il denaro per queste obbligazioni avrebbe potuto essere meglio speso nel fornire alla OMS dei fondi per poter rafforzare rifornimenti sanitari nei paesi poveri a rischio” ha detto Bodo Ellmers, direttore della finanza per lo sviluppo sostenibile alt Global Policy Forum, un osservatorio politico indipendente. “E’ stata una idea spinta dalla ideologia, coinvolgere il settore privato nella finanza umanitaria e di emergenza e penso che dobbiamo dire che questo ha fallito”.
Che dire e che pensare? Non bene, in ogni caso.