Traduco nel seguito dal materiale che Michael Tsarion (di cui già ho tradotto su questo sito), mette a disposizione su uno dei suoi siti: Atlantis, Alien visitations. In tempi estremi e gravi come questi, sarebbe opportuno aprire questa finestra sulle nostre origini, oltre le narrative forzate della “scienza ufficiale”.
Chi è l’autore:
Brad Steiger nacque come Eugene E. Olson il 19 febbraio 1936,[1] al Fort Dodge Lutheran Hospital, in USA, durante una bufera di neve. Crebbe in una fattoria a Bode, nello Iowa. Si ritenne luterano fino all’età di undici anni, quando un’esperienza di quasi morte cambiò il suo credo religioso.
Si laureò al Luther College (Iowa) nel 1957 e all’Università dello Iowa nel 1963. Insegnò inglese . Morì a 82 anni il 6 maggio 2018.
Steiger affermò di aver scritto il suo primo libro all’età di sette anni.[2] Il suo primo libro, Ghosts, Ghouls and Other Peculiar People, fu pubblicato nel 1965. Divenne uno scrittore a tempo pieno dal 1967.[1] . Fu autore/co-autore di quasi 170 libri, che hanno venduto 17 milioni di copie.
Steiger scrisse che credeva che Atlantide fosse un luogo reale. Nel suo libro Atlantis Rising ha sostenuto che Atlantide era la casa di una civiltà onnipotente con sofisticate conquiste tecnologiche.[5] Ha anche dichiarato che le tracce a Paluxy River sono la prova di un’antica civiltà di umani giganti.[6]
Era un sostenitore dell’idea degli antichi astronauti. Steiger affermò che molti umani discendono da esseri alieni. Si riferiva a questi esseri come “gente delle stelle”.[7][8] (fonte Wikipedia EN)
Chi siamo come specie, quale è il nostro destino?
Mi ritrovo ora, nel settimo decennio di vita, a pormi ancora due domande alle quali, in un modo o nell’altro, la grande maggioranza dei miei 165 libri pubblicati ha cercato di rispondere: 1.) Chi siamo noi come specie? 2.) Qual è il nostro destino?
La ragione fondamentale per cui ho scritto Worlds Before Our Own (G.P. Putnam’s Sons, 1978; Anomalist Books, 2007) – Mondi prima del nostro- è che ho sempre trovato incredibile che persone così sofisticate come ci giudichiamo, poi non sappiano davvero chi siano.
Gli archeologi, gli antropologi e i vari accademici che giocano al gioco delle “origini dell’uomo”, riconoscono con riluttanza e solo occasionalmente i casi in cui prove scheletriche e culturali uniche del passato preistorico, appaiono improvvisamente molto prima di quanto “dovessero” e in luoghi dove “non avrebbero dovuto”. Questi irritanti reperti, distruggono la linea evolutiva ordinata, che il mondo accademico ha così a lungo presentato al pubblico.
Di conseguenza, tali dati sono stati in gran parte lasciati sepolti nei rapporti dei siti, in magazzini dimenticati e in archivi polverosi, dove si sospetta che ci sia una grande quantità di prove culturali preistoriche soppresse, ignorate e mal collocate che altererebbero le interpretazioni stabilite delle origini umane e ci fornirebbero una definizione molto più chiara di ciò che significa essere umani.
C’è ora un consenso accademico di fondo, sul fatto che la stirpe “homo” risalga ad almeno tre milioni di anni fa, e che un antenato dell’uomo moderno si sia evoluto circa un milione di anni fa. L’Homo Sapiens, l'”uomo pensante” (la nostra specie), è diventato la forma di vita planetaria dominante su base mondiale, circa 40.000 anni fa.
È già abbastanza difficile spiegare l’improvvisa apparizione dell’Homo Sapiens in quel periodo, ma è una questione ancora più complessa riflettere sul perché l’uomo di Neanderthal e di Cro-Magnon siano scomparsi allo stesso modo. E la guerra accademica infuria incessantemente sulla questione se Neanderthal e i nostri antenati fossero due specie separate o se si siano incrociati.
E proprio mentre gli scienziati stanno aggiungendo un numero crescente di prove, sul fatto che il genere umano si sia sviluppato in Africa, uno scavo ungherese consegna un frammento di cranio di Homo Sapiens in un contesto che è più di 600.000 anni fuori dall’allineamento con il calendario accettato, relativamente alle migrazioni dell’uomo sul pianeta.
Fossili di ominidi vengono dissotterrati a Dmanisi, in Georgia, indicando 1,77 milioni di anni; e un dente di ominide trovato in depositi niocenici vicino al fiume Maritsa in Bulgaria, è datato sette milioni di anni.
Cosa succede all’evoluzione darwiniana, quando ci sono siti come quello in Australia, che ha prodotto l’Homo Sapiens (l’uomo moderno), l’ Homo erectus (il nostro antenato di milioni di anni), e il Neanderthal (il nostro cugino dell’età della pietra) in quello che sembra essere un ambiente contemporaneo?
Poi c’è il sito di Tabuin dove frammenti di Homo Sapiens sono stati trovati in strati inferiori (cioè più vecchi) delle classiche ossa di Neanderthal. Nell’agosto 2007, gli scienziati che datano i fossili trovati in Kenya, hanno sfidato la visione convenzionale che l’Homo Habilis (1,44 milioni di anni) e l’Homo erectus (1,55 milioni di anni) si fossero evoluti uno dopo l’altro. La datazione di nuove prove fossili ha rivelato che le due specie hanno vissuto fianco a fianco in Africa per quasi mezzo milione di anni.
Chi siamo?
Da qualche parte, in quello che sembrerebbe essere un tutti-contro-tutti biologico e culturale, ci deve essere la risposta alla domanda più importante: Chi siamo?
Ma proprio mentre stiamo facendo del nostro meglio per incastrare i frammenti scheletrici in un modo che verrà trovato accettabile, per ciò che crediamo di sapere sulle nostre origini, si stanno trovando impronte di piedi nella pietra, che, se fossero quello che sembrano essere, faranno un totale disordine del nostro calendario evolutivo, quello accettato.
Nella contea di Pershing, Nevada, è stata trovata un’impronta di scarpa nel calcare del Triassico, strati indicativi di 400 milioni di anni, in cui la prova fossile rivelava chiaramente una doppia cucitura finemente lavorata nelle cuciture.
All’inizio del 1975, il dottor Stanley Rhine dell’Università del Nuovo Messico annunciò la sua scoperta di impronte simili a quelle umane in strati indicativi di 40 milioni di anni. Pochi mesi prima, una scoperta simile era stata fatta a Kenton, Oklahoma. Quasi allo stesso tempo, una scoperta di un’impronta nella pietra, venne alla luce nel Wisconsin centro-settentrionale.
Nella Death Valley, ci sono ampie prove fossili e scheletriche, che indicano che la zona desolata era un tempo un giardino tropicale dell’Eden, dove una razza di giganti viveva e si nutriva con cibi appetibili presi dai laghi e dalle foreste locali.
Parlare di una razza di giganti preistorici in quelle che oggi sono le sabbie desertiche della Death Valley è contemporaneamente confutare la dottrina che decreta, che l’uomo è un relativo nuovo arrivato, nei continenti nord e sudamericani.
Mentre da un lato, nuove date al radiocarbonio dimostrano che il ponte di terra di Bering e il Corridoio glaciale della Cordigliera, non erano percorribili fino a 9000 anni fa, una quantità crescente di prove fisiche indica che l’uomo era sicuramente in questo emisfero molto prima di quella data.
Per esempio, il mais, un contributo americano alle tavole del mondo, si dice che sia la nostra più antica coltura addomesticata, di 9000 anni fa. Qualche agricoltore doveva essere nelle Americhe più di 9000 anni fa per addomesticare il seme.
Antichi semi di zucca, arachidi e batuffoli di cotone datati 8.500 anni fa, trovati nella valle di Nanchoc in Perù, costituiscono ulteriori prove che l’agricoltura del Nuovo Mondo era ben stabilita.
La prova conclusiva che questi antichi agricoltori siano esistiti nelle Americhe venne data quando una trivella della Humble Oil Company portò alla luce polline di mais messicano che aveva più di 80.000 anni.
L’anomala seriazione del sangue e la dentatura indiana, e la distribuzione geografica degli indiani d’America, richiedono una scala temporale genetica impossibile, in cui trasformare gli immigrati asiatici in abitanti distinti del Nuovo Mondo.
Anche se tentiamo di mantenere una sorta di pace con le teorie accettate sull’insediamento nel Nuovo Mondo, dobbiamo ammettere che in 40.000 anni , c’è stata più evoluzione nell’America del Nord di quella che ha avuto luogo in più di un milione di anni in Europa, Africa e Asia.
Teschi trovati in California, che sono chiaramente quelli degli indiani d’America, sono stati datati 50.000 anni. Ma ci rimane un altro mistero. Un cranio di tipo indiano americano di 140.000 anni fa (tramite analisi metrica) è stato trovato in un sito archeologico iraniano.
E la perduta civiltà amerindia di Cahokia, completa di piramidi e di un grande muro? Un sito, vicino all’attuale città di St. Louis, potrebbe aver contenuto una metropoli di più di 250.000 indiani nordamericani. E chi ha costruito le misteriose mura di sette miglia delle colline di Berkeley e Oakland, in California? E quali popoli pre-mayani, più di 2000 anni fa, hanno progettato un elaborato acquedotto nello Yucatan per irrigare i raccolti ?
La Torre di Caracol a Chichen Itza è un notevole osservatorio mesoamericano che sembra essere in correlazione con siti simili in Nord America, tra cui Mesa Verde, Wichita e Chaco Canyon.
Una delle teorie più eretiche che suggerisco in “Worlds Before Our Own”, è che la culla della civiltà potrebbe aver viaggiato dal cosiddetto Nuovo Mondo al Vecchio.
Ora, nel dicembre 2007, anni dopo che Ruth Shady Solis ha trovato l’antica città di Caral, in Perù, gli scienziati hanno accettato la datazione al carbonio di 2.627 a.C., stabilendo così che la civiltà in Sud America è molto più antica delle città della valle di Harappa e delle piramidi d’Egitto. Caral deve ora essere riconosciuta come “la madre di tutte le civiltà”, l’anello mancante dell’archeologia, la Città Madre.
La conoscenza scientifica è stata apparentemente apprezzata dagli abitanti di ogni cultura, nota o meno. Le incisioni rupestri, che possono avere un’età di 60 milioni di anni, illustrano passo dopo passo, un’intera operazione di trapianto di cuore e un taglio cesareo.
Gli antichi egizi usavano l’equivalente della gelatina contraccettiva e avevano test di gravidanza attraverso le urine. Il cemento usato per riempire le cavità dentali dei Maya, resiste ancora dopo 1500 anni.
Si suppone che non sia stato trovato alcun tessuto, ma l’Egitto produsse materiale di stoffa 5000 anni fa. Come possiamo dunque trattare il sito russo che fornisce fusi e fusaiole e disegni di stoffe con motivi di più di 80.000 anni fa?
Non solo sembra che gli antichi Babilonesi usassero fiammiferi allo zolfo, ma avevano una tecnologia abbastanza sofisticata da impiegare complesse batterie elettrochimiche con cablaggio. Ci sono anche prove di batterie elettriche ed elettrolisi nell’antico Egitto, India e Swahililand.
Resti di una fabbrica per la lavorazione dei metalli con più di 200 forni, sono stati trovati in quella che oggi è Medzamor nell’Armenia russa. Sebbene sia necessaria una temperatura di oltre 1780 gradi per fondere il platino, alcuni popoli pre-Inca in Perù fabbricavano oggetti di questo metallo.
Ancora oggi il processo di estrazione dell’alluminio dalla bauxite, è un procedimento complicato, ma Chou Chu, famoso generale dell’era Tsin (265-316 d.C.), fu sepolto con chiusure di cinture di alluminio sul suo tradizionale abito funebre.
Ossa intagliate, gesso, pietre, insieme a quelle che sembrerebbero essere “monete” molto ornate, sono state portate in superficie da grandi profondità durante le operazioni di trivellazione. Una strana lastra impressa fu trovata in una miniera di carbone. Il referto era decorato con quadrati a forma di diamante con il volto di un vecchio in ogni “scatola”.
In un altro ritrovamento in una miniera di carbone, i minatori trovarono blocchi di cemento lisci e levigati che formavano un muro solido. Secondo la testimonianza di un minatore, questi aprì un blocco ….e finì col trovare la miscela standard di sabbia e cemento che costituisce principalmente i tipici blocchi di costruzione odierni.
Una collana d’oro è stata trovata incastrata in un blocco di carbone. Un chiodo di metallo è stato scoperto in una miniera d’argento in Perù. Un attrezzo di ferro è stato trovato in un letto di carbone scozzese. E’ stato stimato essere milioni di anni più vecchio dell’esistenza dell’uomo. Un vaso metallico a forma di campana, intarsiato con un disegno floreale in argento, è stato estratto dalla solida roccia vicino a Dorchester, nel Massachusetts.
Prove silenti della guerra nucleare preistorica.na civiltà altamente tecnologica di origine extraterrestre?
Due ipotesi possono spiegare la presenza di questi manufatti che lasciano perplessi:
1) sono stati fabbricati da una civiltà avanzata sulla Terra che, a causa di una catastrofe naturale o tecnologica, è stata distrutta prima della genesi del nostro mondo;
2) sono vestigia di una civiltà altamente tecnologica di origine extraterrestre, che ha visitato questo pianeta milioni di anni fa, lasciando vari manufatti.
Anche se una razza extraterrestre altamente avanzata avesse potuto visitare questo pianeta in tempi preistorici, sembra improbabile che oggetti così comuni e quotidiani come chiodi, collane, fibbie e vasi siano stati portati a bordo di un veicolo spaziale e depositati in aree così lontane; perché tali manufatti sono stati trovati in Nord e Sud America, Gran Bretagna, tutta l’Europa, Africa, Asia e Medio Oriente.
Nonostante l’impopolarità in genere del catastrofismo, sembra esserci un certo numero di “prove” scoperte recentemente, di antichi cambiamenti dovuti a cataclismici nella crosta terrestre, che potrebbero spiegare la quasi totale scomparsa di questi mondi preistorici.
Le prove geologiche indicano che questi cambiamenti furono improvvisi e drastici e potrebbero aver completamente sopraffatto e distrutto i primi abitanti e le loro culture.
Forse la prova potenzialmente più sbalorditiva, in merito ad una tecnologia preistorica avanzata che potrebbe aver spazzato via la sua cultura capostipite, si può trovare in quei siti che apparentemente portano prove silenti della guerra nucleare preistorica.
Vaste aree di vetro verde fuso e città vetrificate, sono state trovate in profondità negli strati degli scavi archeologici di Pierrelatte nel Gabon, in Africa; nella valle dell’Eufrate; nel deserto del Sahara; nel deserto del Gobi; in Iraq; nel deserto del Mojave; in Scozia; nell’Antico e Medio Regno d’Egitto; nella Turchia centro-meridionale.
In tempi contemporanei, tale materiale come il vetro verde fuso, si è visto solo nei siti di test nucleari (dove la sabbia si era fusa per formare la sostanza). È abbastanza inquietante per alcuni considerare possibile che questi siti forniscano la prova di una guerra nucleare preistorica. Allo stesso tempo, gli scienziati hanno trovato una serie di depositi di uranio che sembrano essere stati estratti o esauriti nell’antichità.
Se è possibile che l’annientamento nucleare di una civiltà globale sia avvenuto in tempi preistorici, sembra ancora più urgente imparare chi siamo veramente, prima di ritrovarci condannati a ripetere le lezioni lasciateci da un mondo precedente al nostro.
Fonte: http://www.michaeltsarion.com/atlantis-book.html
Appendice II
Traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net
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