Societa’ orwelliana

La moglie di Reiner Fuellmich descrive ciò che è successo: l’arresto del marito e la sua detenzione

Scritto da Cristina Bassi

Leggo su X e traduco nel seguito la lettera della moglie dell’ avv Reiner Fuellmich che, come avevo già pubblicato nelle settimane scorse, è stato arrestato in Messico, mentre stava attendendo il visa e il suo passaporto e poi è stato portato a Francoforte ed incarcerato in Germania. Si trova tutt’ora in carcere.
QUI le mie traduzione di video, in questi anni, di alcune interviste del dr Fuellmich

Cari tutti
Questa è la mia storia.
Arrivo all’aeroporto di Tijuana

Mi capita di essere seduta in seconda fila, davanti.
Così scendo dall’aereo abbastanza velocemente.
Ci sono 6 uomini in uniforme proprio al gate.

Ci sono 6 uomini in uniforme proprio al cancello.
Quattro uomini della Guardia Nazionale e due delle autorità di immigrazione.
Mi lasciano passare quasi inosservata.
Ho la folle speranza che non si tratti di noi. Forse qualcuno con la droga o qualcosa di simile.

Mi metto un po’ in disparte e aspetto. Ho il cuore in gola.
Mio marito era seduto in fondo. Non può succedere nulla, penso.
Qui siamo al sicuro.

Abbiamo un appuntamento con il console direttamente all’aeroporto.
Tutto è stato ufficialmente comunicato e pianificato

Non appena esce dal gate, gli uomini in uniforme iniziano a muoversi, sembrano avere una sua foto.
Vanno verso di lui e io lo capisco

Niente è più come prima.
Ora è successo.
Non posso fare nulla.

Vengono tutti insieme da me e ci conducono senza parole nell’ufficio immigrazione. Aspettiamo.
Riesco solo a fare un’altra telefonata prima che un uomo dica: “C’è qualcosa che non va con il vostro visto, vi portiamo subito all’ufficio principale”.

Le nostre spiegazioni sul fatto che dovremmo ottenere nuovi passaporti qui e che tutto è in ordine non interessano. Con le luci blu e un secondo veicolo di scorta, veniamo portati all’altro capo della città, attraversando l’ingorgo, dove ci stanno già aspettando.

Tutti gli effetti personali ci vengono sottratti senza alcuna spiegazione. Così come le impronte digitali e le firme su diversi documenti in spagnolo. Nessun interprete.

Chiediamo di chiamare l’ambasciata, un ultimo tentativo di chiarire la situazione.
La telefonata ci conferma che qui non sta accadendo nulla per caso.
Arriva un interprete e ci spiega che c’è un problema in Germania.

Porteranno immediatamente mio marito a Città del Messico e da lì prenderà l’aereo per la Germania.
Non si parla più di passaporti o visti.
Ci viene concesso di salutarci brevemente e poi all’improvviso se ne va.

Che succede qui?
E non posso fare nulla.

Una grande stanza.
Un uomo con le manette e molti tatuaggi viene portato via.

Indosso un vestito leggero e delle infradito.
L’interprete mi dice che per ora devo restare lì.

Una donna mi accompagna nella cella e cammino in cerchio sulle fredde piastrelle grigie.
Telecamera sul soffitto, 1 bottiglia d’acqua con bicchiere di carta,
1 materasso di gomma sul pavimento sporco.
Pellicola termica per la notte.

Un set di dentifricio, ma niente lavandino.
WC di metallo, intasato e traboccante.

Dopo qualche ora, una guardia viene a dirmi che sarò rilasciata il giorno dopo e mi lascia un vassoio di cibo.
Penso: meglio che in un ospedale tedesco e sono un po’ sollevata.

Devo tenere duro, tutto si chiarirà e poi tutto tornerà a posto!
Nella notte tutto si fa più calmo.Esercizi di respirazione.
La televisione è accesa.
Fa freddo.

Di tanto in tanto arrivano nuovi arrivi, prelevati alla frontiera.
Sempre meno persone fuggono dal Messico per gli Stati Uniti.
Sulle pareti ci sono i nomi di persone provenienti dalla Georgia, dal Brasile e dal Venezuela.

Quando le porte sbattono, ho un sussulto, temendo che la mia porta venga aperta.
La mattina dopo attendo il mio rilascio. Dopo due ore chiedo e qualcuno mi dice: nel pomeriggio.
Allora è pomeriggio.

Viene portato il cibo per la sera. La guardia dice: “Ehi, tedesca, devi mangiare”. Per noi messicani la pancia piena è molto importante.

Poi piango – improvvisamente perdo la speranza.
Ma dopo un po’, all’ingresso principale si sentono delle voci. Il capo è tornato dal lavoro quella sera. È molto educato, sul piano personale, quasi si scusa.

Mi porta dalla cella all’ingresso.
“Ora può andare”.
Firmo di nuovo i documenti.

Mi mostrano una foto di mio marito all’aeroporto di Città del Messico. In manette tra due uomini.
Sembra così stanco.
Allora posso andarmene
e fino ad ora non sono riuscita a scriverne.

Queste cose stanno accadendo ora a molti
È il nostro presente
Tradimento? Calunnia? Complicità di qualcuno?

Amore, speranza e benedizione per tutte le persone che sono e rimangono forti.
Che ci sono per gli altri e li sostengono.

Vorrei ringraziare tutte le persone che ci hanno accompagnato per oltre 3 anni, che ci hanno scritto e condiviso le loro preoccupazioni e paure, come sto facendo io ora.
Chi si è alzato e semplicemente non si ferma.

Grazie di cuore

fonte :
https://threadreaderapp.com/thread/1726932599434534981.html

dai post su X del 21.11.2023
https://twitter.com/IcicLaw/status/1726932599434534981
Icic: International Crimes Investigative Commitee
creato da Fuellmich dopo le vicende con l’avv.sa Fischer

traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net