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Depressione, disturbi e patologie del fegato sono tra loro collegati

Scritto da Cristina Bassi

Abbiamo sicuramente ragioni nel quotidiano collettivo per avvertire emozioni depressive, particolarmente dall’inizio “dell’era covid” e maggiormente dal 7 ottobre 2023, con la vicende di Gaza, tuttavia non dimentichiamo anche ciò che la ricerca scientifica ci ha confermato, ossia  il nesso tra il fegato e la depressione.

La “buona notizia” è che questa informazione ci suggerisce che se teniamo il nostro fegato in buona armonia e salute, possiamo tenere a bada discese buie nella depressione. Il fegato del resto è un organo filtro e la nostra vita contemporanea è ricchissima di tossine da ogni fronte: dall’aria, dall’acqua, dal cibo, dalle medicine. Per non parlare di quelle psichiche.

Che c’entra il fegato con l’umore?

Tutte le sostanze che entrano nel nostro corpo vengono analizzate nel fegato. Di conseguenza, il malfunzionamento del fegato può interessare qualsiasi parte del corpo: il cuore, la pelle, il sistema endocrino e genitourinario…

Ecco che quindi il primo attacco ad un fegato non sano, diventerà uno stato psico-emotivo. Uno dei principali studi in questa direzione è stato condotto da specialisti dell’Università di Edimburgo, Scozia ( https://www.ed.ac.uk/home) .

Degli esperti hanno osservato il fegato di 165.000 partecipanti all’esperimento, della durata di 10 anni. Il risultato del loro lavoro mostra che le malattie del fegato sono spesso accompagnate da uno stato di depressione e stress cronico.

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Perché il fegato influenza l’umore?

Un fegato sano rimuove tutte le tossine del proprio corpo; certo, non tutte, ma la maggior parte non permette loro di accumularsi nell’organismo. Il fegato è un filtro che fa ritardare l’entrata delle tossine nel flusso sanguigno, e quindi nulla toglie alla vitalità e all’energia dell’organismo.

Il fegato malato non riesce a svolgere questa funzione principale, questi “rifiuti” quindi viaggiano attraverso il flusso sanguigno opprimendo così tutto il corpo, compreso il cervello. Questa è la causa di sindromi come l’apatia, la depressione, la letargia.

Letargia e apatia, sono i primi segnali che indicano che è necessario prestare attenzione al fegato. Ma di norma, le persone associano questi stati emotivi ad altro: cambiamenti climatici, litigi in famiglia, giornate di lavoro faticose, mancanza di sole, ecc.

Il risultato di studi di scienziati americani condotti nei primi anni 2000 ha registrato che i pazienti che sono consapevoli dei loro problemi con il fegato, in ogni caso non lo associano alle loro fluttuazioni a sfondo emotivo.

E c’è anche quella parte di persone che non sospetta la presenza di propri disturbi e malattie epatiche… e questo è la maggior parte dei casi. Questo perché il fegato non può indicare il suo dolore, essendo privo di terminazioni nervose, a differenza di altri organi, dove la presenza di un problema, ci segnala istantaneamente attraverso il dolore.

Anche la pesantezza la lato destro, la nausea, l’alterazione del gusto e dell’odore in bocca, l’aumento della temperatura corporea sono segni che indicano possibili problematiche epatiche. Ma ci può essere anche una carenza di minerali come il magnesio, ferro, e anche vitamine del gruppo B. (1)

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funzioni epatico-biliari

 Depressione e malattia epatica sono strettamente collegate

La depressione e le malattie epatiche sono strettamente collegate. Un paziente su tre con cirrosi epatica o epatite presenta sintomi depressivi. D’altra parte, un paziente su tre con disturbi depressivi sviluppa un disturbo da alcol a un certo punto della sua vita.

Un legame cruciale tra la depressione e la malattia epatica sembra essere rappresentato dai processi infiammatori in cui il microbioma e l’aumento della permeabilità intestinale giocano un ruolo fondamentale.

La depressione, così come le malattie epatiche, il consumo di alcol, lo stress e i processi di invecchiamento, disturbano il delicato equilibrio del microbiota intestinale con conseguente aumento della permeabilità intestinale.

Pertanto, i batteri o i loro metaboliti, come l’endotossina lipopolisaccaride, sono in grado di raggiungere la circolazione sanguigna, provocando infiammazioni nel fegato e nel cervello attraverso una cascata di citochine, che a loro volta possono portare a cambiamenti epatici, depressione, obesità e sindrome metabolica.

Pertanto, i valori epatici, i livelli di glucosio nel sangue e i parametri metabolici dovrebbero essere attentamente monitorati nei pazienti con disturbi depressivi e, nel caso di pazienti con malattie epatiche, si dovrebbe prestare maggiore attenzione ai sintomi depressivi, al diabete e all’obesità.

Depressione e malattie epatiche croniche: meccanismi comuni?

L’incidenza della depressione è maggiore nei pazienti con malattie epatiche croniche (CLD) rispetto alla popolazione generale. Il meccanismo descritto negli studi precedenti si è concentrato principalmente sull’infiammazione e sullo stress, che non esiste solo nella CLD, ma emerge anche nelle comuni malattie croniche, lasciando sconosciuto il meccanismo specifico.

Questa revisione riassume la prevalenza e i fattori di rischio della depressione nelle CLD, tra cui l’epatite cronica B, l’epatite cronica, la malattia epatica alcolica e la malattia del fegato grasso non alcolica, e di evidenziare il possibile meccanismo alla base di questo potenziale legame.

Chiarire le origini di questa comorbilità comune (depressione e CLD) può fornire maggiori informazioni per comprendere entrambe le malattie. (2)

 

Fonti:
(1) https://medium.com/@narkohelper/the-effect-of-the-liver-on-the-mood-and-emotional-background-of-the-person-4e7b75eecabf
(2) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29490382/

traduzioni : M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net

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