Crisi economica Inganni

Peter St Onge, economista : e se il dollaro crollasse?

Scritto da Cristina Bassi

Peter St Onge, Ph.D., di cui traduco il pezzo che segue dal suo substack , è un economista della Heritage Foundation, borsista del Mises Institute, ex professore di Master in Business Administration. Il pezzo è stato ripreso anche dall’americano ZeroHedge.

————————————-

Nelle ultime settimane, Paesi importanti si sono allontanati dal dollaro USA, sollevando dubbi sul ruolo del dollaro, a lungo dominante nel mondo. Otto settimane fa erano solo le nazioni paria come l’Iran o la Russia a cercare di de-dollarizzarsi. Ora sono il Brasile, la Francia e persino l’Arabia Saudita, perno dell’accordo pluridecennale del “petrodollaro”.

Se il dollaro perderà effettivamente la sua posizione di valuta di riserva globale, sarà una catastrofe per l’economia americana. Sarà catastrofico per il popolo americano, sulle cui spalle sono stati costruiti 80 anni di status di riserve. E sottoporrà miliardi di stranieri, per i quali il dollaro ha significato decenni di prevaricazione, al più grande specchietto per le allodole.

Dollaro a rischio

A fine marzo, l’Arabia Saudita ha annunciato che prezzerà il petrolio in yuan cinesi. Persino la CNN si è preoccupata, in una rara dimostrazione di consapevolezza della situazione, mentre la Fox si è preoccupata dell’iperinflazione di “Weimar”.

Il dollaro è stato l’indiscussa valuta di riserva globale sin dagli anni Quaranta. Lo status di valuta di riserva è bello sulla carta: si possono stampare pile di carta verde (dollari,ndt) per cui gli stranieri ci danno cose interessanti, come tostapane, auto di lusso e miniere di rame. Il problema è chi ci guadagna, chi viene pagato quando gli stranieri desiderano ardentemente la carta verde?

Purtroppo non è il popolo americano, ma chiunque stampi denaro: la Fed, cioè il Tesoro, a cui consegnano i loro profitti illeciti, e – indovinate un po’ – Wall Street. Le banche commerciali.

Per capire perché, immaginate che gli stranieri non vogliano dollari. La Fed e le banche potrebbero stamparne solo un po’, perché stamparne tanti creerebbe inflazione e gli elettori li butterebbero via.

Ma se gli stranieri vogliono un gran numero di dollari, la Fed e le banche possono stamparne una quantità corrispondente. È come un fiume che scorre nel serbatoio della massa monetaria, abbinato a un fiume che scorre verso gli stranieri. Il serbatoio rimane stabile e gli elettori non insorgono.

Quindi, come per il resto del nostro sistema finanziario di compagni di merende, si tratta di un imbroglio. Il popolo americano pensa di beneficiare dello status di riserva, ma i profitti sono stati risucchiati e consegnati alle persone che hanno progettato la frode istituzionale che chiamiamo sistema finanziario.

Dall'Avidità alla Cura — Libro

Questione Weimar

Ecco il problema. E se gli stranieri improvvisamente non volessero più dollari? Forse la Cina li paga per vendere il petrolio in yuan, o forse la Fed ha perso la bussola e crea troppa inflazione.

La domanda si esaurisce, il dollaro inizia a perdere valore e gli stranieri iniziano a preoccuparsi che i loro risparmi di una vita e le tesorerie aziendali si stiano sciogliendo. Vendono il dollaro. Un po’ all’inizio, ma sempre di più se l’inflazione accelera. A questo punto il fiume di denaro verso gli stranieri si inverte e torna a confluire nel serbatoio.

Il dollaro crolla. 70 anni di stampa di denaro da parte della Fed e di Wall Street riaffiorano come uno tsunami che risale un canyon. Stiamo parlando di un’inflazione a due cifre, per diversi anni, come minimo. Se si sbaglia, lo status di valuta di riserva potrebbe rivelarsi una trappola, una catastrofe assoluta per il popolo americano.

Quali sono le fasi della de-dollarizzazione?

Dunque, che accade se il dollaro crolla? Per cominciare, gli stranieri non hanno bisogno di tanti dollari. Ciò significa che ci sono dollari in più che nessuno vuole. Questo fa sì che il prezzo del dollaro scenda: si indebolisce.

All’inizio la caduta è lenta, poi se continua, prende velocità con una corsa progressiva verso l’abbandono. Questo perché i primi a uscire perdono solo un po’, ma ad attendere più a lungo, si perde di più.

Chi rimane con le mani in mano quando il dollaro diventa sempre più privo di valore? Facile: gli americani. Gli unici sulla terra che sono effettivamente obbligati a usare il dollaro USA, grazie a una legge oscura approvata nel 1862 come emergenza bellica, che tuttavia è riuscita a rimanere in vigore per 151 anni.

Quindi gli americani non hanno scelta: a meno che non abbiano scambiato i loro dollari con oro, Bitcoin o capre, affonderanno con la nave. Cosa succederà a quegli americani? Un dollaro in caduta, fa salire il prezzo di tutto ciò che entra in America. Ma fa salire anche il prezzo di tutto ciò che viene scambiato sui mercati mondiali.

Vale a dire le materie prime e i componenti importati che alimentano le fabbriche americane e sostengono i consumatori americani. I primi a saltare sarebbero i prezzi della benzina, del combustibile per riscaldamento e dei prodotti alimentari e tutti questi sono mercati mondiali.

Insieme ai farmaci da prescrizione, dato che la Cina stringe alla gola in modo strisciante, grazie alla nostra idiota iper-regolamentazione: in realtà, questo vale più o meno per ogni prodotto di consumo che la Cina domina: ci siamo dati la zappa sui piedi e ora ci sta tornando indietro per morderci.

Poi, i prezzi costosi delle materie prime e dei fattori produttivi si riversano sulla catena di approvvigionamento. I prezzi aumentano di settore in settore: automobili, materiali da costruzione come l’acciaio o il cemento, vestiti, mobili, televisori, computer e dispositivi medici.
Sono finiti i tempi dei lussi a prezzi accessibili, ora devi lavorare sodo per averli.

Rivoluzione Non Autorizzata — Libro

I flussi di capitale, l’evento principale

Ed è qui che inizia l’evento principale: i flussi di capitale.  Se gli stranieri si innervosiscono, non vendono solo dollari, ma anche beni denominati in dollari. A cominciare dai più liquidi: azioni, obbligazioni e titoli di stato. Questi sono facili da negoziare – le azioni IBM sono più facili da vendere di una fabbrica taiwanese nel Wisconsin – e quindi sono i primi ad essere venduti.

Circa il 40% delle azioni americane è di proprietà di stranieri e circa un terzo delle obbligazioni societarie. Se gli stranieri iniziano a fuggire, entrambi crollano. Questo potrebbe dimezzare i vostri 401k- fondi pensionistici- (Il 401K consiste in un fondo pensionistico finanziato da un lavoratore e dall’azienda per cui lavora, ndt) e potrebbe far salire, a livelli impossibili, i costi dei prestiti per le aziende

Ciò porterebbe a fallimenti di massa, in aggiunta all’ondata di fallimenti che la FED sta già ingegnerizzando per cercare di fermare l’inflazione che ha innescato.

Ma non finisce qui: un terzo dei titoli di stato statunitensi è di proprietà di stranieri, oltre 8 trilioni di dollari in obbligazioni. Se gli stranieri iniziano a scaricarli, il servizio del debito pubblico statunitense salirà potenzialmente di centinaia di miliardi di dollari all’anno. Oppure, molto più probabilmente, costringerà la Fed a intervenire e ad acquistare tutta la domanda estera, immettendo altri trilioni nell’economia.

Questo farebbe ripartire l’inflazione da un giorno all’altro verso cifre a due zeri.

Globalizzazione: La Terza Guerra — Libro

Conclusione

Ci sono modi per fermare questa situazione. Ma visto lo spettacolo di pagliacciate di Washington per alzare ancora una volta il tetto del debito, unito all‘ossessione per le sanzioni, che spaventano i Paesi stranieri e li allontanano dal dollaro, Washington non è minimamente vicina ad una seria riflessione, necessaria per raddrizzare la situazione.

La perdita dello status di valuta di riserva, distruggerebbe l’economia americana e il popolo americano. Nessun Paese ha bisogno dello status di valuta di riserva: dopo tutto, non porta alcun beneficio alla popolazione. Ma, come quando scalate una parete rocciosa senza attrezzatura, una volta che si è a metà strada, è meglio non mollare.

Fonte: https://stonge.substack.com/p/what-if-the-us-dollar-falls

traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net