Da Eurasia Review, traduco (sintetizzando un po’) un lungo articolo di grande attualità e saggezza sul male d’America (e le conseguenze sull’Occidente), ovvero il suo militarismo che sforna guerre senza fine, senza portare a maggior sicurezza nessuno. L’autore americano, John Whitehead, è un avvocato che ha scritto, discusso e praticato ampiamente nell’area del diritto costituzionale, dei diritti umani e della cultura popolare. È fondatore e presidente del Rutherford Institute.
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Finché i politici americani continueranno a coinvolgerci in guerre che mandano in bancarotta la nazione, mettono in pericolo i nostri soldati e le nostre donne, aumentano le possibilità di terrorismo e di ritorsioni interne, e spingono la nazione molto più vicina al collasso finale, “noi popolo” ci troveremo in un perpetuo stato di tirannia.
È ora che il governo degli USA la smetta di pattugliare il mondo.
Quest’ultima crisi – la parte svolta dall’America nella resa dei conti tra la Russia e l’Ucraina – è seguita efficacemente ad una lunga serie di altre crisi, prodotte o meno, che si sono verificate puntualmente per mantenere gli americani distratti, illusi, divertiti e isolati dalle costanti invasioni del governo nelle nostre libertà.
Due anni dopo che COVID-19 ha portato il mondo in uno stato di autoritarismo globale, proprio quando la tolleranza della gente per gli obblighi pesanti sembra essersi finalmente esaurita, ci stiamo preparando per la prossima distrazione e il prossimo prosciugamento della nostra economia.
Eppure pattugliare il mondo e scatenare guerre senza fine all’estero, non sta rendendo l’America – o il resto del mondo – più sicuro, non sta certamente rendendo l’America di nuovo grande, e sta innegabilmente affondando sempre più gli Stati Uniti nel debito.
Infatti, anche se oggi mettessimo fine a tutte le ingerenze militari del governo e riportassimo a casa tutte le truppe, ci vorrebbero decenni per pagare il prezzo di queste guerre e toglierci di torno i creditori del governo.
La guerra è diventata un’enorme impresa per fare soldi e il governo degli Stati Uniti, con il suo vasto impero militare, è uno dei suoi migliori acquirenti e venditori.
Ciò che la maggior parte degli americani, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello per credere che patriottismo significhi sostenere la macchina da guerra, non riesce a riconoscere è che queste guerre in corso hanno poco a che fare con il mantenimento della sicurezza del paese e tutto a che fare con il sostegno di un complesso militare industriale, che continua a dominare, dettare e modellare quasi ogni aspetto della nostra vita.
Siamo una cultura militare impegnata in una guerra continua. Siamo stati una nazione in guerra per la maggior parte della nostra esistenza. Siamo una nazione che si guadagna da vivere uccidendo attraverso contratti di difesa, produzione di armi e guerre senza fine.
Veniamo anche nutriti con una dieta di costante violenza, attraverso il nostro intrattenimento, i TG e la politica.
Hollywood, propaganda militare
Tutto l’equipaggiamento militare presente nei film di successo è fornito, a spese dei contribuenti, in cambio di spot promozionali accuratamente posizionati. Quando ero un ragazzo che cresceva negli anni ’50, quasi tutti i classici film di fantascienza finivano con l’eroico militare americano che salvava la situazione, che fossero carri armati in Invaders from Mars (1953) o blocchi stradali militari in Invasion of the Body Snatchers (1956).
Quello che non sapevo allora, da scolaro, era la misura con cui il Pentagono stava pagando, per essere presentato come il salvatore dell’America. Quando i miei figli stavano crescendo, c’era il film di successo di Jerry Bruckheimer, Top Gun – creato con l’assistenza e l’equipaggiamento del Pentagono – che ha aumentato l’orgoglio civico nei militari.
Ora è il turno dei miei nipoti, ad essere impressionati e sopraffatti dalla propaganda militare incentrata sui bambini. Non voglio poi iniziare a parlare della propaganda di guerra sfornata dai produttori di giocattoli. Anche i reality show televisivi sono entrati nel giro, con l’ufficio intrattenimento del Pentagono che aiuta a vendere la guerra al pubblico americano.
Si stima che le agenzie di intelligence militare degli Stati Uniti (compresa la NSA) abbiano influenzato oltre 1.800 film e spettacoli televisivi.
E poi c’è il crescente numero di videogiochi, un certo numero dei quali sono progettati o creati per i militari, che hanno abituato i giocatori al gioco interattivo della guerra, attraverso simulazioni militari e scenari di sparatorie in prima persona.
È così che si abitua una popolazione alla guerra.
È così che si coltiva la fedeltà a una macchina da guerra.
È così che, per prendere in prestito il sottotitolo del film Dr. Stranamore del 1964, si insegna a una nazione a “smettere di preoccuparsi e amare la bomba”.
(…) Perché il Pentagono (e la CIA e il governo in generale) è così concentrato sull’uso di Hollywood come macchina di propaganda?
Per coloro che traggono profitto dalla guerra, come riconosce il giornalista Sirota, – essa è “un ‘prodotto’ da vendere attraverso prodotti della cultura pop che sanificano la guerra e, nel processo, aumentano i numeri di reclute …. In un momento in cui sempre più americani stanno mettendo in discussione i principi fondamentali del militarismo… ovvero gli ufficiali militari cercano disperatamente di riportare l’opinione pubblica in una direzione pro-militarista e sanno che la cultura pop è lo strumento più efficace per raggiungere questo obiettivo”.
I media, desiderosi di fare più ascolti, sono stati ugualmente complici nel rendere la guerra (reale) più appetibile per il pubblico, confezionandola come una cosa amichevole per la TV.
La “guerra pulita”
Questo è ciò a cui il professore Roger Stahl si riferisce, quando intende una “guerra pulita”: una guerra “senza vittime, senza corpi, e senza sofferenza”:
“Disumanizzare la distruzione” estraendo tutte le immagini umane dalle aree bersaglio… Il linguaggio usato per descrivere la guerra pulita è antisettico come le immagini. I bombardamenti sono ‘attacchi aerei’. Un futuro sito di bombardamento è un “obiettivo di opportunità”. Le aree disarmate sono “obiettivi morbidi”. I civili sono “danni collaterali”. La distruzione è sempre “chirurgica”. In generale, la guerra pulita ha cancellato l’umanità dei civili dallo schermo… Creare condizioni per cui la guerra appare breve, astratta, sterilizzata e persino esteticamente bella. Minimizzare qualsiasi senso di morte: di soldati o civili”.
Questo è il modo in cui si vende la guerra a un popolo che può essersi stancato di guerre senza fine: sanificando reportage e articoli di guerra da qualsiasi elemento sconcertante (alias presentare una guerra pulita), sorvolando sul numero effettivo di soldati e civili uccisi (alias il costo umano), presentando l’attività di uccidere esseri umani in un modo più astratto e gradevole (alias come fosse una caccia), demonizzando i propri avversari, e rendendo le armi di guerra una fonte di meraviglia e di piacere.
“Questa ossessione per le armi da guerra ha un nome: tecnofeticismo“, spiega Stahl.
“Le armi sembrano assumere un’aura magica. Diventano il centro di un culto di adorazione”. “Oltre a guardare la maestosità di queste bombe, siamo stati invitati a entrare in queste macchine high-tech e a farle girare”, ha detto Stahl. “Oppure, se abbiamo i mezzi, possiamo acquistare uno dei veicoli militari sul mercato al consumo. Non solo siamo invitati a fantasticare di essere al posto di guida, ma anche a scrutare attraverso il mirino. Questi modi ripetuti di immaginare la guerra, coltivano nuovi modi di percezione, nuove relazioni con gli strumenti della violenza dello stato. In altre parole, ci abituiamo a ‘vedere’ attraverso le macchine della guerra”.
Il Pentagono sfrutta la fame di divertimento del pubblico
Per vendere la guerra, bisogna nutrire l’appetito che il pubblico ha per l’intrattenimento. Non soddisfatto di spacciare la sua propaganda di guerra attraverso Hollywood, i reality show televisivi e i giornalisti “integrati”, quelli i cui articoli si presentino come glorificati annunci promozionali per i militari, il Pentagono si è anche rivolto allo sport per portare avanti la sua agenda, “legando i simboli dello sport a simboli di guerra”.
Da allora i militari sono stati saldamente radicati negli spettacoli sportivi della nazione, avendo cooptato il calcio, il basket e persino la NASCAR.
È così che si sostiene l’appetito della nazione per la guerra.
(…) Non c’è da stupirsi che il governo continui a stuzzicare l’appetito della nazione per la violenza e la guerra attraverso programmi di propaganda a pagamento (seminati nell’intrattenimento sportivo, nei blockbuster di Hollywood e nei videogiochi) – ciò a cui Stahl si riferisce come “militainment” (da entartainment, divertimento)- che glorificano l’esercito e servono come strumenti di reclutamento per l’impero militare americano in espansione.
Non c’è da stupirsi che gli americani, fin dalla più tenera età, vengano preparati ad arruolarsi come fanti – anche virtuali – nell’America’s Army (per coincidenza, questo è anche il nome di un videogioco sparatutto in prodotto dall’esercito).
Gli Explorer Scout, per esempio, sono uno degli strumenti di reclutamento più popolari per l’esercito e le sue controparti civili (forze dell’ordine, Border Patrol e FBI).
Non c’è da stupirsi che gli Stati Uniti siano il primo consumatore, esportatore e perpetratore di violenza e armi violente nel mondo. Seriamente, l’America spende più soldi in guerra dei i bilanci militari di Cina, Russia, Regno Unito, Giappone, Francia, Arabia Saudita, India, Germania, Italia e Brasile.
L’America controlla il mondo, con 800 basi militari e truppe di stanza in 160 paesi.
Inoltre, i falchi della guerra hanno trasformato la patria americana in un quasi-campo di battaglia con attrezzature, armi e tattiche militari. A loro volta, le forze di polizia nazionali sono diventate estensioni vaganti dei militari – un esercito permanente.
Una macchina da guerra sofisticata
Abbiamo a che fare con una macchina da guerra sofisticata e di vasta portata che si è intrecciata nel tessuto stesso di questa nazione.
Chiaramente, le nostre priorità nazionali devono essere disperatamente riviste. Alla fine, tutti gli imperi militari cadono e falliscono per essersi sparpagliati troppo e aver speso fino alla morte.
Successe a Roma: all’apice del suo potere, anche il potente Impero Romano non riuscì ad affrontare un’economia al collasso e un esercito in piena espansione. Periodi prolungati di guerra e di falsa prosperità economica portarono in gran parte alla sua fine.
Sta succedendo di nuovo.
L’Impero Americano – con le sue guerre senza fine, condotte da militari statunitensi che sono stati ridotti a poco più che pistole a noleggio, perchè appaltati, dislocati in luoghi lontani per sorvegliare il mondo, si sta avvicinando a un punto di rottura.
Il governo sta destabilizzando l’economia, distruggendo l’infrastruttura nazionale per negligenza e mancanza di risorse, e trasformando i dollari dei contribuenti in denaro sporco con le sue guerre infinite, gli attacchi dei droni e il crescente numero di morti.
Einsehower mise in guardia…
Questo è esattamente lo scenario da cui il presidente Dwight D. Eisenhower mise in guardia quando avvertì i cittadini di non lasciare che la macchina da guerra, guidata dal profitto, mettesse in pericolo le nostre libertà o i processi democratici.
Eisenhower, che servì come comandante supremo delle forze alleate in Europa durante la seconda guerra mondiale, era allarmato dall’ascesa della macchina da guerra guidata dal profitto che, per perpetuarsi, avrebbe dovuto continuare a fare la guerra.
Tuttavia, come ben disse Eisenhower, sono più che gravi le conseguenze derivanti dal fatto di permettere al complesso militare-industriale di fare la guerra, di esaurire le nostre risorse e dettare le nostre priorità nazionali :
Ogni arma che viene fabbricata, ogni nave da guerra varata, ogni razzo sparato, in ultima analisi significa un furto a chi ha fame e non è nutrito, a chi ha freddo e non è vestito. Questo mondo in armi non sta spendendo solo denaro. Sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi bambini.
(…) Questo non è affatto un modo di vivere, in nessun vero senso. Sotto la nube della guerra minacciosa, c’è un’umanità appesa a una croce di ferro.
Non abbiamo ascoltato l’avvertimento di Eisenhower.
La piu grande minaccia per la nazione è forse ora rappresentata dall’illecita fusione tra l’industria degli armamenti e il governo, cosa di cui Eisenhower mise in guardia
Abbiamo ora una confluenza di fattori, che vanno oltre i semplici paragoni con Roma. È un’unione di 1984 di Orwell con il suo governo ombroso e totalitario – cioè il fascismo, l’unione del governo e dei poteri delle corporation- con uno stato di sorveglianza totale che ha un impero militare esteso in tutto il mondo.
Come chiarisco nel mio libro Battlefield America: The War on the American People e nella sua controparte romanzata The Erik Blair Diaries, questo è il modo in cui la tirannia sorge e la libertà cade.
La crescita e la dipendenza dal militarismo come soluzione dei nostri problemi sia all’interno che all’estero, è di cattivo auspicio per i principi costituzionali che costituiscono la base dell’esperimento americano di libertà.
Come avvertì lo scrittore Aldous Huxley:
“La libertà non può fiorire in un paese che è permanentemente su un piede di guerra, o anche su un piede di quasi guerra. La crisi permanente giustifica il controllo permanente di tutti e di tutto da parte degli enti del governo centrale”.
Fonte: https://www.eurasiareview.com/23022022-perpetual-tyranny-endless-wars-are-the-enemy-of-freedom-oped/
Traduzione: M .Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net