Traduco e sintetizzo l’articolo che segue dal sito web del dr Malone (USA), che ci dice essere opera della ricerca e opinione di Jeremy Harrigan, “che ha precedentemente contribuito anche al saggio sugli incontri del WEF in Cina.”. Il dr Malone, è “uno scienziato/medico riconosciuto a livello internazionale e l’inventore originale della tecnologia vaccinale a base di mRNA, di quella a base di DNA e di molteplici tecnologie di rilascio di piattaforme non virali a base di DNA e RNA/mRNA” . (fonte)
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Se un numero sufficiente di persone si svegliasse, verrebbe tolto il sipario sulla vitamina D, come alternativa ai vacci ni Covid. Questo sarebbe un duro colpo per la narrativa sulla autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) poichè “sicuro ed efficace”, che sta alla base di altri va cci ni COVID e richiami.
Ci avviciniamo al terzo anno dall’inizio della pandemia di COVID-19 e se l’establishment medico/il Grande Governo e Big Pharma continueranno a fare a modo loro, col passare del tempo nelle famiglie americane arriveranno meno integratori di vitamina D.
In precedenza abbiamo esaminato brevemente la storia medica e la letteratura a sostegno dell’uso della vitamina D per prevenire le malattie associate ai virus respiratori. Lo abbiamo fatto in questo saggio del 7 maggio 2022 intitolato “Preventable Deaths and D3. The Ugly History of Vitamin D3 and Fauci’s pro-Vaccine Bias”. (“Morti prevenibili e D3. La brutta storia della vitamina D3 e il pregiudizio pro-vaccini di Fauci”).
Il complesso farmaceutico/biodifensivo/medico, in collaborazione con i media aziendali, è riuscito a mettere la vitamina D in cattiva luce attraverso le proprie campagne di propaganda e disinformazione. Il pubblico in generale continua a essere lasciato all’oscuro.
Queste sono le stesse forze che hanno lavorato così duramente per cancellare, dimenticare e persino screditare l’immunità naturale che si sviluppa dall’infezione e dalla guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2.
E alla fine non hanno mai pensato che forse dosi più elevate di vitamina D sarebbero state la prima considerazione da fare prima di usare la propaganda e la coercizione per spingere il pubblico a mettersi frettolosamente in fila in farmacia o nelle cliniche vaccinali per ottenere la serie di vaccini genetici sperimentali autorizzati dall’EUA (Emergency Use Authorization), per un agente patogeno che presenta un rischio moderato.
Mi sono imbattuto in un recente articolo del Washington Post intitolato “Ask a Doctor: How much vitamin D do I need? Should I take a supplement?” (“Chiedi a un medico: Di quanta vitamina D ho bisogno? Dovrei prendere un integratore?”), scritto da JoAnn E. Manson, MD. JoAnn E. Manson, MD, responsabile della medicina preventiva del Brigham and Women’s Hospital e professoressa di medicina alla Harvard Medical School.
A causa della propaganda dei media aziendali, molti considerano la dottoressa Manson la principale autorità in materia di vitamina D. Niente di più sbagliato.
Ecco alcuni estratti chiave dell’articolo :
“La stragrande maggioranza degli americani riceve già tutta la vitamina D di cui ha bisogno dalla dieta e dal sole”.
È un’affermazione assurda, che ignora studi più recenti sulla vitamina D e l’esperienza clinica di altri gruppi di medici che utilizzano protocolli di trattamento precoci e delle alternative ai vaccini.
“Nel 2009, i miei colleghi e io abbiamo avviato uno studio per contribuire a colmare le lacune, alla ricerca di risposte più chiare, sulla possibilità che l’integrazione possa prevenire malattie cardiache, ictus e cancro. Lo studio randomizzato su scala nazionale, chiamato VITAL Study, ha reclutato quasi 26.000 adulti e li ha seguiti per cinque anni. I partecipanti hanno accettato di ricevere un placebo o 2.000 unità internazionali (IU) di vitamina D al giorno, senza sapere quale stessero assumendo”.
Ecco il punto: ciò che l’autrice tralascia di dire è che 2.000 IU al giorno, e persino 600 IU di vitamina D al giorno, per gli adulti fino a 70 anni e 800 IU al di sopra di tale età, cosa che l’autrice sostiene in quanto ciò proveniente dalla National Academy, sono sicuramente insufficienti per ottenere un livello ematico di 50-60 ng/ml per prevenire la COVID. In realtà, la maggior parte delle persone ha bisogno di 4.000-5.000 IU al giorno.
Citerò solo uno studio per semplificare le cose:
Uno studio clinico randomizzato del 2021 ha rilevato che: “il gruppo da 5000 IU (international units) ha avuto un tempo di recupero (giorni) significativamente più breve rispetto al gruppo da 1000 IU nella risoluzione della tosse, anche dopo aver aggiustato per età, sesso, D-dimero (6,2 ± 0,8 contro 9,1 ± 0,8; p = 0,039), e ageusia (perdita del gusto) (11,4 ± 1,0 contro 16,9 ± 1,7; p = 0,035).
Conclusioni:
“assumere giornalmente 5000 IU di vitamina D3 per 2 settimane riduce il tempo di recupero in caso di tosse e della perdita sensoriale gustativa nei pazienti con uno stato vitaminico D non ottimale e sintomi COVID-19 da lievi a moderati. Si raccomanda l’uso di 5000 IU di vitamina D3 come terapia adiuvante per i pazienti affetti da COVID-19 con uno stato vitaminico D subottimale, anche per un breve periodo”.
Quest’ultimo sarebbe il caso della maggior parte delle persone.
Molti studi dimostrano che livelli adeguati di vitamina D nel sangue (in generale, superiori a 50 nanogrammi/ml di sangue) forniscono una protezione sostanziale dalle malattie causate dai virus della SARS-CoV-2 e dell’influenza A e B.
Tuttavia, la diversità nelle persone, ovvero metabolismo, capacità di assorbimento e indice di massa corporea (che indica quanto si è magri o grassi) influisce sulla biodistribuzione e sulla biodisponibilità della vitamina D.
È quindi necessario controllare i propri livelli ematici e non limitarsi ad assumere una quantità fissa di vitamina D. Inoltre, i livelli di vitamina D variano nel corso dell’anno a seconda della maggiore o minore esposizione alla luce solare. Pertanto, il controllo dei livelli di vitamina D dovrebbe far parte dei controlli medici di routine.
Quali sono gli aspetti negativi, i rischi dell’assunzione di livelli più elevati di vitamina D? Questa è la logica esposta dalla dr.sa Manson, “esperta” del Washington Post.
“L’assunzione di dosi molto elevate, o “mega-dosaggio” (come l’assunzione di più di 6.000 IU al giorno), non è stata studiata a lungo termine e può aumentare il rischio di alti livelli di calcio nel sangue, calcoli renali e altri problemi di salute”.
Questo è il tipo di argomentazione vaga sempre avanzata dal medico disinformato. Calcoli renali: che cosa dicono in realtà i dati scientifici a questo proposito? Ecco un’ottima ricerca di informazioni rilevanti, che chiunque può effettuare in qualsiasi momento.
Fate le vostre ricerche, pensate con la vostra testa.
Ad esempio, ecco un articolo interessante, intitolato Acute kidney injury and electrolyte disorders in COVID-19 (Lesione renale acuta e disturbi elettrolitici in COVID-19)
L‘ipocalcemia è il disturbo elettrolitico più comune nella COVID-19 e sembra verificarsi a causa della carenza di vitamina D e dello squilibrio paratiroideo. È inoltre altamente associata a una degenza ospedaliera e in terapia intensiva più lunga.
È vero che livelli molto elevati possono essere associati a malattie renali, ed è per questo che voi (o i vostri figli!) dovete far controllare i vostri livelli di vitamina D nel sangue:
Nefrocalcinosi in bambini che hanno ricevuto alte dosi di vitamina D
Conclusioni:
I bambini con BSA (area di superficie corporea) più piccola erano più vulnerabili alla nefrocalcinosi correlata a dosi elevate di vitamina D3. I medici e i genitori dovrebbero essere consapevoli dei potenziali effetti negativi del sovradosaggio di vitamina D nei bambini.
…Una quantità troppo bassa di vitamina D può anche essere associata a calcoli renali: The Prevalence of Vitamin D Deficiency, Its Predisposing Factors and Association with 24-hour Urine Metabolites Among Iranian Kidney Stone Formers (Prevalenza della carenza di vitamina D, fattori predisponenti e associazione con i metaboliti delle urine delle 24 ore tra soggetti iraniani che formano calcoli renali)
(…) In conclusione, come qualsiasi ormone o farmaco, la vitamina D deve essere dosata in modo appropriato. E queste generalizzazioni “una dose va bene per tutti”, come quelle promosse dalla dr.sa Manson attraverso il Washington Post, sono solo propaganda non medica.
Ecco un’altra affermazione della dr.sa Manson, “esperta”, scelta dal Washington Post, che mi ha colpito:
“D’altro canto, se ci si sente bene e si è in salute, il test per la vitamina D è probabilmente uno spreco di denaro”.
Accidenti, davvero? Come fa a saperlo, o come può sentirsi sicura che questo valga per tutti?
Tornando indietro all’autunno del 2020, a circa 6 mesi dall’inizio della pandemia, allora notai quanto l’establishment medico avesse spinto la disinformazione sulla vitamina D in questa storia. Questo attirò la mia attenzione in quell’articolo:
“Inoltre, una quantità eccessiva di vitamina D può effettivamente contribuire alle fratture. Uno studio del 2019 pubblicato su JAMA ha rilevato che le persone che assumevano 4.000 o 10.000 UI al giorno hanno registrato una riduzione della densità ossea rispetto a quelle che assumevano 400 UI”.
Accidenti, riesco a capire il processo di pensiero: spaventiamo gli anziani creduloni facendo loro credere che le loro ossa si indeboliranno e che sicuramente si ammaleranno di osteoporosi, in modo che non si rendano conto che assumere dosi più elevate di vitamina D, supera di gran lunga questi rischi, e mantiene il loro sistema immunitario più forte, in modo che sono cosi meno propensi a farsi iniettare un vaccino Covid.
Meno denaro speso per gli integratori di vitamina D significa più profitti per le case farmaceutiche, che distribuiranno più vaccini. Mi fa ancora arrabbiare, perché gli orrori e gli sconvolgimenti delle nostre vite negli ultimi anni si sarebbero potuti evitare se il governo avesse fornito una lunga scorta di vitamina D a tutti gli americani fin dall’inizio. Questa sì che sarebbe stata una “elemosina governativa” che avrei sostenuto!
Ecco un altro tentativo da parte di coloro che non vorrebbero che un maggior numero di persone prendesse vitamina D a livelli superiori a quelli raccomandati dal governo, come alternativa alle iniezioni sperimentali di COVID.
Anche la dottoressa Manson è citata in questo articolo, ma sta chiaramente dicendo ogni volta una cosa diversa:
“Il potenziale legame tra la carenza di vitamina D e il rischio di COVID-19 non significa che tutti debbano correre a sottoporsi a uno screening del livello ematico di 25-idrossivitamina D. Non si tratta nemmeno di un invito a integrare la vitamina D in dosi massicce. È invece un invito a una maggiore consapevolezza per evitare la carenza di vitamina D con misure facilmente realizzabili, tra cui l’attività fisica all’aperto e l’esposizione accidentale al sole, con le consuete precauzioni, e la ricerca di fonti alimentari di vitamina D, tra cui gli alimenti fortificati, come i cereali e i latticini, e il pesce grasso.
Indipendentemente dal fatto che la vitamina D influisca direttamente sul rischio di COVID-19, queste misure apporteranno benefici alla salute muscolo-scheletrica e di altro tipo. Per coloro che non possono stare all’aria aperta o assumere una quantità adeguata di vitamina D con la dieta, è ragionevole un supplemento di vitamina D di 1.000 o 2.000 UI al giorno, soprattutto durante questa pandemia. Pertanto, in questo momento difficile, sembra indicato un invito ad agire con misure sulla popolazione, volte a ridurre la carenza di vitamina D”.
È sorprendente se si pensa a quanto l’establishment medico sia disposto a sopprimere la vera verità su qualcosa che può effettivamente aiutare le masse. Ma dobbiamo prenderci il tempo di mettere in discussione le loro motivazioni, altrimenti continueranno a vincere.
Forse molti di coloro che leggono questo articolo non hanno bisogno di essere convinti sul perchè l’assunzione di vitamina D3 non è una “stupidaggine” per combattere le infezioni virali. Come me, soprattutto negli ultimi anni, molti di voi hanno preso l’abitudine di assumerla ogni giorno, magari insieme ad altri integratori come lo zinco, la quercetina e la N-acetilcisteina (NAC).
I benefici per la salute delle ossa e come anti-infiammazione sono i più citati, ma vediamo altri benefici noti da un altro punto di vista.
Questi punti chiave contribuiscono a mantenere la mia fiducia nella vitamina D3:
– La vitamina D può prevenire molte malattie conosciute dall’uomo.
– Le linee guida governative per la vitamina D sono troppo basse
– La vitamina D è più efficace di un vaccino antinfluenzale nel prevenire le malattie causate dalle infezioni virali dell’influenza A e B
– L’esposizione naturale alla luce solare e la vitamina D3 sono i modi migliori per ottenere la vitamina D.
E non dimentichiamo la vitamina K2 che, se assunta insieme alla vitamina D3, offre ancora più vantaggi per la salute. “Come fanno la vitamina D3 e la vitamina K2 a lavorare insieme in armonia?
La vitamina D3 dirige l’assorbimento del calcio dall’intestino al sangue. La vitamina K2 lo trasporta da lì, dirigendo il calcio nelle ossa. Vedetela così: il calcio è come un bastone, e le vitamine D3 e K2 sono come corridori in una partita di staffetta.
Fonte: https://rwmalonemd.substack.com/p/well-being-disinformation-assault
traduzione e sintesi: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net
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