Nel seguito traduco sul tema da un blog austriaco di scienza e tecnica, che relaziona su uno studio scientifico tedesco. E riavverte (non è certo la prima voce che si alza in merito) di quanto sia nocivo e sconsiderato a lungo termine, indossare la mascherina.
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È facile misurare e capire intuitivamente che la resistenza respiratoria e “lo spazio morto” delle mascherine FFP2 in particolare, aumentano il contenuto di anidride carbonica nell’aria che respiriamo. Ai fan delle mascherine piace negare tutto ciò, ma senza presentare alcun dato che lo dimostri. Non possono, e quelli che lo negano di solito non sanno come misurarlo. Ma si tratta anche dell’effetto biologico sugli esseri umani.
Un nuovo metastudio di medici e scienziati tedeschi si occupa proprio di questi effetti e dei valori misurati. Il lavoro è stato pubblicato su ResearchSquare, ma poi cancellato perché si disse postato per errore. Ma questo non è vero, come concordano gli autori, tuttavia i loro commenti relativi, sono stati rimossi.
Il lavoro scientifico che va contro la religione Corona [nel mondo germanico si dice comunemente “crisi corona” e non covid come nel mondo anglosassone, ndt] è trattato allo stesso modo in cui il lavoro di Galileo fu trattato dalla Chiesa cattolica.
Ma ora passiamo al contenuto dello studio. Gli autori hanno cercato nella letteratura relativamente alla esposizione all’anidride carbonica e all’uso delle mascherine. I dati di osservazione e quelli sperimentali sono utili per una valutazione rischio-beneficio delle mascherine, quali intervento non farmaceutico, contro la SARS-CoV2 nella popolazione
I danni da mascherina e la concentrazione di CO2
Le mascherine impediscono la respirazione e aumentano la resistenza e il volume dello spazio morto, cosa che porta ad inspirare nuovamente CO2 ad ogni respiro.
Secondo i dati misurati questa mattina all’Osservatorio Sonnblick, la concentrazione di CO2 è già salita a 422 ppm, cioè 422 molecole di CO2 per milione di molecole d’aria, il che equivale a un contenuto di CO2 di circa 0,04%
Inoltre, indossare mascherine per più di 5 minuti porta ad una possibile cronicizzazione alla esposizione di anidride carbonica, dall’1,41% al 3,2% dell’aria inalata. Anche se l’accumulo è generalmente entro i limiti di esposizione a breve termine, sulla base di dati sperimentali, occorre considerare gli effetti a lungo termine.
Nella Marina Americana, gli esperti di tossicità hanno fissato i limiti di esposizione per i sottomarini con equipaggio femminile allo 0,8% di CO2, sulla base di studi sugli animali che indicano un aumento del rischio di nati morti.
Inoltre, i dati sperimentali relativi ai mammiferi esposti cronicamente allo 0,3% di CO2, mostrano malformazioni con danni irreversibili ai neuroni e un ridotto apprendimento spaziale, causato dall’apoptosi (morte) dei neuroni nel tronco encefalico e da ridotti livelli ematici di fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF1).
Con effetti significativi su tre parametri di misurazione (morfologici, funzionali, marcatori), questa esposizione cronica allo 0,3% di CO2 deve essere definita come tossica. Ci sono altri dati sull’esposizione cronica allo 0,3% di CO2 nei mammiferi adolescenti, che portano alla distruzione dei neuroni, compresa la riduzione dell’attività, l’aumento dell’ansia e la compromissione dell’apprendimento e della memoria.
C’è un rischio potenziale di effetti avversi, che deriva dall’imporre requisiti per far portare diffusamente le mascherine, in particolare per i sottogruppi vulnerabili.
Ci sono indizi che suggeriscono che il diffuso obbligo di mascherina possa essere collegato a nati morti a suo tempo osservati e alla ridotta performance verbale-motoria e cognitiva generale dei bambini nati durante la pandemia.
L’uso prolungato di mascherine in donne incinte, bambini e adolescenti non è stato testato e studiato a fondo. Sulla base dei dati disponibili sugli animali, un’analisi rischio-beneficio è urgentemente necessaria e c’è bisogno di riconsiderare il requisito per far portare la mascherina, segnalando avvertenze appropriate.
Conclusioni
Livelli elevati di anidride carbonica nel sangue, sono un’importante pietra miliare della cosiddetta sindrome da fatica indotta dalla mascherina (MIES).
E’ stato scientificamente dimostrato in molti studi, soprattutto per le mascherine FFP2, un aumento significativo dei livelli di anidride carbonica mentre si indossa una maschera che hanno uno spazio morto e una resistenza respiratoria più elevati.
I dati sugli animali mostrano comprovati effetti avversi a lungo termine, quando c’è elevata CO2 inalata nell’aria con soglie superiori allo 0,3%, 0,5% e 0,8%. Il rischio per lo sviluppo mentale dei bambini inizia a livelli superiori allo 0,3%, per lo sviluppo sessuale dei maschi adolescenti a livelli superiori allo 0,5%, e per la vita ancora non nata a livelli superiori allo 0,8%; tutto ciò porta a prestazioni cognitive ridotte, minore fertilità e nati morti.
Ci sono indizi che suggeriscono che l’uso diffuso della mascherina può essere collegato a ciò che attualmente viene osservato, ovvero un significativo aumento del 28% al 33% dei nati morti in tutto il mondo e una riduzione di due standard completi, nelle prestazioni verbali, motorie e cognitive generali tra i bambini nati durante la pandemia.
Se partiamo dall’assunto che il tempo sia una variabile tossicologica equivalente alla dose, non possiamo dire che sia sicuro l’uso quotidiano a lungo termine delle mascherine, poiché l’esposizione a piccole dosi giornaliere non sarà significativamente diversa dall’esposizione a una singola dose elevata.
Invece di preoccuparsi solo dei potenziali rischi a lungo termine di un futuro aumento nocivo di CO2 nell’atmosfera, con implicazioni per la salute umana, la ricerca dovrebbe concentrarsi anche sull’attuale aumento di CO2 indotto dalla mascherina, nell’aria che respiriamo, con le sue numerose implicazioni.
Nell’articolo, gli autori si sono concentrati solo sulla CO2, ma anche altri inquinanti nelle mascherine potrebbero contribuire agli effetti tossicologici a lungo termine, come l’inalazione di microfibre sintetiche, composti cancerogeni e composti organici volatili.
Bisogna considerare che l’aumento del contenuto di anidride carbonica dell’aria respirata dietro la maschera, può anche portare a una rimozione di ossigeno. In questo caso, l’ipossia potrebbe entrare in gioco oltre all’ipercapnia, il che sarebbe certamente molto importante per le malformazioni (per esempio le malformazioni spinali dovute all’ipossia).
L’obbligo generale e diffuso di indossare la mascherina, specialmente per i bambini e le donne incinte, è una misura che non è stata testata e studiata a fondo. Secondo la letteratura riscontrata, le mascherine presentano alcuni rischi tossicologicamente imprevedibili per quanto riguarda l’anidride carbonica.
Considerando la debole efficacia antivirale delle mascherine, l’attuale comportamento dei media, della scienza e della politica, che impongono con veemenza l’obbligo della mascherina anche per i sottogruppi vulnerabili, il tutto sembra altamente immorale e non in linea con l’obbligo di proteggere soprattutto i bambini nati o non ancora nati, da possibili influenze nocive.

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L’attuale approccio – cosiddetto “preventivo” – alle mascherine obbligatorie in molti paesi del mondo, e specialmente nelle scuole, non è in linea con la Dichiarazione di Helsinki, la Dichiarazione di Lisbona e il Codice di Norimberga.
Indossare obbligatoriamente le mascherine all’aperto, come avviene in Austria dall’11 gennaio, se non si riesce a mantenere una distanza di 2 metri dagli altri, è completamente folle. Se non ci starnutiscono o tossiscono in faccia, il rischio di infezione all’aperto è zero.
fonte: https://tkp.at/2022/01/10/masken-schaden-durch-erhoehte-co2-konzentration-insbesondere-schwangeren-kindern-und-jugendlichen/
traduzione: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net