Societa’ orwelliana Crisi economica Inganni

Engdahl: l’Armageddon energetico dell’Europa viene da Berlino e Bruxelles, non da Mosca

Scritto da Cristina Bassi

F. William Engdahl, l’autore del pezzo che traduco nel seguito, è consulente e docente di rischi strategici, si è laureato in politica all’Università di Princeton ed è autore di best-seller sul petrolio e sulla geopolitica. È ricercatore associato del Centre for Research on Globalization (CRG). Di lui ho già tradotto su questo sito. Illuminante l’articolo che segue, che inequivocabilmente porta a comprendere che “ Sotto ogni aspetto, la crisi energetica suicida in corso in Europa è stata “Made in Germany”, non in Russia”

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Rockefeller e Warburg — Libro

Il 22 agosto il prezzo di mercato del gas naturale negoziato in borsa nell’hub tedesco THE (Trading Hub Europe) era superiore di oltre il 1000% rispetto a un anno fa. Alla maggior parte dei cittadini viene detto dal regime di Scholz che il motivo è la guerra di Putin e della Russia, in Ucraina.

La verità è un’altra. I politici dell’UE e i grandi interessi finanziari stanno usando la Russia per coprire quella che è una crisi energetica Made in Germany e Bruxelles. Le conseguenze non sono accidentali.

Non perché politici come Scholz o il ministro tedesco dell’Economia verde Robert Habeck, o il vicepresidente della Commissione europea per l’Energia verde Frans Timmermans siano stupidi o sprovveduti. Corrotti e disonesti, forse sì. Sanno esattamente cosa stanno facendo.

Stanno leggendo un copione. Fa tutto parte del piano dell’UE per deindustrializzare una delle concentrazioni industriali più efficienti del pianeta. Si tratta dell’Agenda verde 2030 delle Nazioni Unite, altrimenti nota come il Grande Reset di Klaus Schwab.  

Mercato del gas dell’UE deregolamentato 

Ciò che la Commissione UE e i ministri dei governi in Germania e in tutta l’UE stanno accuratamente nascondendo, è come hanno trasformato il modo in cui oggi viene determinato il prezzo del gas naturale.

Per quasi due decenni la Commissione UE, sostenuta da mega banche come JP MorganChase o da grandi hedge fund speculativi, ha iniziato a gettare le basi per quella che oggi è una completa deregolamentazione del mercato del gas naturale.

È stata promossa come “liberalizzazione” del mercato del gas naturale dell’Unione Europea. Ciò che ora consente è una negoziazione non regolamentata, in tempo reale, nel libero mercato per fissare i prezzi piuttosto che contratti a lungo termine.

A partire dal 2010, l’Unione Europea ha iniziato a spingere per un cambiamento radicale delle regole di determinazione dei prezzi del gas naturale. Prima di allora, la maggior parte dei prezzi del gas era stabilita in contratti fissi a lungo termine per la fornitura tramite gasdotto.

Il principale fornitore, la russa Gazprom, forniva gas all’UE, soprattutto alla Germania, con contratti a lungo termine ancorati al prezzo del petrolio. Fino agli ultimi anni quasi nessun gas veniva importato da navi LNG (di Gas Naturale Liquefatto).

Con la modifica delle leggi statunitensi per consentire l’esportazione di GNL dall’enorme produzione di gas di scisto, nel 2016 i produttori di gas statunitensi iniziarono ad espandere enormemente la costruzione di terminal per la esportazione di GNL. La costruzione dei terminal richiede in media dai 3 ai 5 anni. Allo stesso tempo, Polonia, Olanda e altri Paesi dell’UE hanno iniziato a costruire terminal di importazione di GNL per ricevere il GNL dall’estero.

Usciti dalla Seconda Guerra Mondiale come primo fornitore mondiale di petrolio, i colossi petroliferi anglo-americani, allora chiamati le Sette Sorelle, hanno creato un monopolio globale dei prezzi del petrolio. Come ha osservato Henry Kissinger durante gli shock petroliferi degli anni ’70, “Controllando il petrolio si controllano intere nazioni”.

A partire dagli anni ’80 le banche di Wall Street, guidate da Goldman Sachs, hanno creato un nuovo mercato del “petrolio di carta”, ovvero il commercio di futures e derivati sui futures di barili di petrolio Si è creato un enorme casinò di profitti speculativi controllato da una manciata di banche giganti di New York e della City di Londra.

Questi stessi potenti interessi finanziari stanno lavorando da anni per creare un analogo mercato globalizzato del “gas di carta” in futures che possano controllare. La Commissione europea e il suo programma di Green Deal per “decarbonizzare” l’economia entro il 2050, eliminando petrolio, gas e carbone, hanno fornito la trappola ideale che ha portato all’esplosione dei prezzi del gas nell’UE dal 2021.

Per creare il controllo del mercato “unico”, l’UE ha subito pressioni da parte degli interessi globalisti per imporre a Gazprom cambiamenti di regole draconiani e di fatto illegali, per costringere il proprietario russo di varie reti di gasdotti di distribuzione nell’UE, ad aprirle al gas della concorrenza.

Le grandi banche e gli interessi energetici che controllano la politica dell’UE a Bruxelles avevano creato un nuovo sistema di prezzi indipendente, parallelo ai prezzi stabili e a lungo termine, del gas dei gasdotti russi che non controllavano.

Nel 2019 la serie di direttive burocratiche sull’energia della Commissione UE di Bruxelles, permisero al mercato del gas completamente deregolamentato di fissare de facto i prezzi del gas naturale nell’UE, nonostante la Russia fosse ancora di gran lunga la principale fonte di importazione di gas. Una serie di “hub” virtuali di negoziazione vennero istituiti per negoziare contratti futures sul gas in diversi Paesi dell’UE.

Alla fine del 2020 il TTF (Title Transfer Facility) olandese divenne il centro di negoziazione dominante per il gas dell’UE, il cosiddetto benchmark del gas dell’UE. In particolare, il TTF è una piattaforma virtuale di scambi di contratti futures sul gas tra banche e altri investitori finanziari, “Over-The-Counter”. Ciò significa che è di fatto non regolamentato, al di fuori di qualsiasi borsa regolamentata. Questo è fondamentale per capire il gioco che si sta svolgendo oggi nell’UE.

Nel 2021 solo il 20% di tutte le importazioni di gas naturale nell’UE era costituito da gas LNG, i cui prezzi erano in gran parte determinati dalle contrattazioni a termine nell’hub TTF, il punto di riferimento de facto per il gas nell’UE, di proprietà del governo olandese, lo stesso governo che sta distruggendo le sue aziende agricole affermando fraudolentamente che inquinano con l’azoto.

La quota maggiore di importazioni di gas europeo proveniva dalla russa Gazprom, che ha fornito oltre il 40% delle importazioni dell’UE nel 2021. Quel gas veniva fornito tramite contratti di gasdotto a lungo termine, il cui prezzo era molto più basso dell’attuale prezzo di speculazione TTF.

Nel 2021 gli Stati dell’UE hanno pagato una penale di circa 30 miliardi di dollari in più per il gas naturale rispetto al prezzo di indicizzazione del petrolio di Gazprom. Le banche lo hanno apprezzato. L’industria e i consumatori statunitensi no. Solo distruggendo il mercato del gas russo nell’UE gli interessi finanziari e i sostenitori del Green Deal hanno potuto creare il loro controllo sul mercato del GNL.

La chiusura del gasdotto UE 

Con il pieno sostegno dell’UE al nuovo mercato all’ingrosso del gas, Bruxelles, la Germania e la NATO hanno iniziato a chiudere sistematicamente i gasdotti stabili e a lungo termine verso l’UE.

Dopo aver rotto le relazioni diplomatiche con il Marocco nell’agosto del 2021 a causa di territori contesi, l’Algeria ha annunciato che il gasdotto Maghreb-Europa (MGE), avviato nel 1996, avrebbe cessato di funzionare il 31 ottobre 2021, alla scadenza del relativo accordo.

Nel settembre 2021 Gazprom completò il suo gasdotto sottomarino multimiliardario Nord Stream 2, dalla Russia attraverso il Mar Baltico fino alla Germania settentrionale. Il gasdotto avrebbe raddoppiato la capacità del Nord Stream 1, portandola a 110 miliardi di metri cubi all’anno, consentendo a Gazprom di non subire interferenze con le forniture di gas attraverso il suo gasdotto Soyuz che attraversa l’Ucraina.

La Commissione UE, sostenuta dall’amministrazione Biden, ha bloccato l’apertura del gasdotto con un sabotaggio burocratico e, infine, il Cancelliere tedesco Scholz ha imposto sanzioni al gasdotto il 22 febbraio a causa del riconoscimento russo della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Luhansk. Da allora, con la crescente crisi del gas, il governo tedesco si è rifiutato di aprire il Nord Stream 2 nonostante sia stato completato.

Poi, il 12 maggio 2022, nonostante le forniture di Gazprom al gasdotto Soyuz attraverso l’Ucraina siano rimaste ininterrotte per quasi tre mesi di conflitto, nonostante le operazioni militari della Russia in Ucraina, il regime di Zelenskyy , controllato dalla NATO, a Kiev ha chiuso un importante gasdotto russo attraverso Lugansk, che forniva gas russo sia alla sua Ucraina che agli Stati dell’UE, dichiarando che sarebbe rimasto chiuso fino a quando Kiev non avesse ottenuto il pieno controllo del suo sistema di gasdotti che attraversa le due repubbliche del Donbass.

Quella sezione della linea ucraina Soyuz, ha tagliato un terzo del gas destinato all’UE attraverso Soyuz. Di certo non ha aiutato l’economia dell’UE in un momento in cui Kiev stava implorando più armi da quegli stessi Paesi della NATO. La Soyuz è stata inaugurata nel 1980 sotto l’Unione Sovietica, con il gas proveniente dal giacimento di Orenburg.

Poi è arrivato il gasdotto russo Jamal, che ha attraversato la Bielorussia e la Polonia per arrivare in Germania. Nel dicembre 2021, due mesi prima del conflitto in Ucraina, il governo polacco chiuse la parte polacca del gasdotto, interrompendo la fornitura di gas di Gazprom a prezzi bassi alla Germania e alla Polonia.

Le società di gas polacche hanno invece acquistato il gas russo negli stoccaggi delle società di gas tedesche, attraverso la sezione polacco-tedesca del gasdotto Jamal, a un prezzo più alto in un flusso inverso. Le compagnie del gas tedesche ottennevano il gas russo con un contratto a lungo termine a un prezzo molto basso e lo rivendevano alla Polonia con un enorme profitto.

Questa follia è stata deliberatamente minimizzata dal Ministro dell’Economia verde Habeck, dal Cancelliere Scholz e dai media tedeschi, anche se ha fatto salire ulteriormente i prezzi del gas tedesco e ha aggravato la crisi del gas in Germania.

Il governo polacco si è rifiutato di rinnovare il contratto di fornitura di gas con la Russia, acquistando invece il gas sul mercato libero a prezzi molto più alti. Di conseguenza, il gas russo non arriva più in Germania attraverso Jamal.

Infine, la fornitura di gas attraverso il gasdotto sottomarino Nord Stream 1 è stata interrotta a causa della necessità di riparare una turbina a gas prodotta da Siemens. La turbina è stata inviata a una struttura speciale della Siemens in Canada, dove il regime anti-russo di Trudeau l’ha trattenuta per mesi prima di rilasciarla su richiesta del governo tedesco.

Tuttavia, si sono deliberatamente rifiutati di consegnarla al proprietario russo, ma invece alla Siemens Germania, dove si trova, poiché i governi tedesco e canadese si rifiutano di concedere un’esenzione dalle sanzioni, legalmente vincolante, per il trasferimento alla Russia. In questo modo anche il gas di Gazprom attraverso il Nord Stream 1 si è ridotto drasticamente al 20% del normale.

Nel gennaio 2020 Gazprom ha iniziato a inviare il gas dal suo gasdotto TurkStream attraverso la Turchia e verso la Bulgaria e l’Ungheria. Nel marzo 2022 la Bulgaria, con l’appoggio della NATO, taglia unilateralmente le sue forniture di gas dal TurkStream.

L’Ungheria di Viktor Orban, invece, si è assicurata la continuazione del gas TurkStream con la Russia. Di conseguenza, oggi l’Ungheria non ha crisi energetiche e importa il gas dei gasdotti russi a prezzi contrattuali fissi molto bassi.

Sanzionando o chiudendo sistematicamente le forniture di gas dai gasdotti a lungo termine e a basso costo verso l’UE, gli speculatori del gas, tramite il TTP olandese, sono stati in grado di sfruttare ogni intoppo o shock energetico nel mondo, che si tratti di una siccità record in Cina o del conflitto in Ucraina, o delle restrizioni alle esportazioni negli Stati Uniti, per far salire i prezzi del gas all’ingrosso dell’UE oltre ogni limite. A metà agosto il prezzo dei futures alla TTP era superiore del 1.000% rispetto a un anno fa e aumentava ogni giorno.

La follia tedesca dei prezzi più alti

Il sabotaggio deliberato dei prezzi dell’energia e dell’elettricità diventa ancora più assurdo. Il 28 agosto, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, l’unico membro del gabinetto del Partito Liberale (FDP), ha rivelato che, in base ai termini opachi delle complesse misure di riforma del mercato dell’energia elettrica dell’UE (Electricity Market Reform), i produttori di energia elettrica da fonte solare o eolica ricevono automaticamente lo stesso prezzo per la loro energia “rinnovabile”, che essi vendono come costo piu alto alle aziende elettriche per la rete elettrica, ovvero quello del gas naturale!

Lindner ha chiesto una modifica “urgente” della legge tedesca sull’energia per disaccoppiare i diversi mercati. Il fanatico ministro dell’Economia verde Robert Habeck ha subito risposto che “stiamo lavorando duramente per trovare un nuovo modello di mercato”, ma avvertendo che il governo deve stare attento a non intervenire troppo: “Abbiamo bisogno di mercati funzionanti e, allo stesso tempo, dobbiamo stabilire le regole giuste per si abusi delle posizioni sul mercato”.

Habeck, infatti, sta facendo tutto il possibile per costruire l’Agenda Verde ed eliminare gas, petrolio e nucleare, le uniche fonti energetiche affidabili al momento. Si rifiuta di prendere in considerazione la riapertura di tre centrali nucleari chiuse un anno fa o di riconsiderare la chiusura delle altre tre a dicembre.

In un’intervista a Bloomberg ha dichiarato: “Non affronterò la questione in modo ideologico”, ma subito dopo ha affermato: “L’energia nucleare non è la soluzione, è il problema”. Habeck e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno ripetutamente dichiarato che maggiori investimenti nell’inaffidabile energia eolica e solare, sono la risposta alla crisi dei prezzi del gas, che le loro politiche hanno deliberatamente creato.

Sotto ogni aspetto, la crisi energetica suicida in corso in Europa è stata “Made in Germany”, non in Russia.

Fonte: https://www.globalresearch.ca/europe-energy-armageddon-from-berlin-brussels-not-moscow/5792005

traduzione: M. Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net