Traduco e sintetizzo nel seguito l’articolo dell’americano Washington Post che parte dalle dichiarazioni del prof Zangrillo del San Raffaele di Milano (ovvero: il virus avrebbe terminato la sua virulenza), dichiarazione che non pare riscontrare grande consenso “nella comunità scientifica” citata nell’articolo… Aggiungo questi link dal mainstream italiano, che invece supportano tale dichiarazione:
Covid-19, l’immunologo Le Foche: “Il virus si è spento”
“Emergenza finita” in provincia di Milano, nessun paziente in terapia intensiva a Cinisello e Sesto
E dalla Svizzera: L’immunologoi svizzero Stadler : “piu probabile un 5 al lotto, che essere infettati”
Una riflessione: la “scienza magna” resta attaccata a paradigmi di terrore e controllo. Quando ci va bene. Quando ci va male (spesso), persegue fini “altri” dalla salute collettiva e avanzamento “della civiltà”.
——————————-
Il titolo dell’articolo di WP: Gli esperti dibattono se il coronavirus stia diventando meno letale
Il nuovo coronavirus in Italia è cambiato in modo significativo? Questo è ciò che ha suggerito un importante medico del nord Italia, il quale riferisce che i pazienti del suo ospedale si sono presentati con livelli virali più bassi, nelle vie respiratorie superiori, rispetto a quelli di due mesi fa.
Alberto Zangrillo, responsabile dell’Ospedale San Raffaele di Milano, domenica ha fatto il giro della comunità sanitaria mondiale quando ha detto alla RAI, l’emittente televisiva nazionale, che “il virus clinicamente non esiste più in Italia”, con i pazienti che hanno mostrato piccolissime quantità di virus in tamponi nasali.

Prof Zangrillo
Zangrillo ha teorizzato in una successiva intervista al Washington Post che qualcosa di diverso potrebbe verificarsi “nell’interazione tra il virus e i recettori delle vie aeree umane”.
Ha aggiunto: “Non possiamo dimostrare che il virus sia mutato, ma non possiamo ignorare che ciò che clinicamente scopriamo, è notevolmente migliorato”.
I commenti, che hanno ricevuto ampia attenzione a seguito di un rapporto della Reuters, sono stati vigorosamente “respinti” da parte di Michael Ryan, un alto funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che lunedì u.s durante una conferenza stampa online, ha detto che: “dobbiamo stare eccezionalmente attenti a non creare la sensazione che all’improvviso il virus abbia deciso di sua spontanea volontà di essere meno patogeno”. Non è affatto così”.
Il consenso tra altri esperti intervistati lunedì, è che i risultati clinici in Italia probabilmente non riflettono alcun cambiamento nel virus stesso.
Le osservazioni cliniche di Zangrillo sono più probabilmente un riflesso del fatto che con il picco della epidemia passato da tempo, c’è meno virus in circolazione, e le persone possono essere meno esposte a sue dosi elevate.
Inoltre, nel primo periodo, solo le persone gravemente malate sono state sottoposte al test, rispetto alla situazione attuale, in cui anche le persone con sintomi lievi hanno maggiori probabilità di essere sottoposte al tampone. Cosi hanno detto gli esperti.
La pandemia è in rapida evoluzione, con un tasso di nuovi casi in diminuzione in alcune aree del mondo duramente colpite, tra cui il nord Italia e New York City, mentre aumenta drammaticamente in Brasile, Perù e India. Il virus, tuttavia, sta mutando a un ritmo lento, dicono gli esperti.
Alcuni ceppi del virus sono diventati più dominanti, ma non ci sono ancora prove certe che qualcuno di essi sia più contagioso o mortale, secondo gli scienziati che hanno esaminato recenti studi genetici.
Vaughn Cooper, un esperto di malattie infettive alla University of Pittsburgh School of Medicine (facoltà di medicina dell’Università di Pittsburgh), ha detto che il nuovo coronavirus muta lentamente rispetto all’influenza e ad altri microbi, e che i suoi cambiamenti genetici sembrano essere “per lo più irrilevanti”.
“Credo sia certo affermare che le differenze che i medici stanno segnalando in Italia, siano interamente dovute a cambiamenti nelle cure mediche e nel comportamento umano, che limitano la trasmissione e il numero di nuove infezioni iniziate da grandi inoculi, piuttosto che a cambiamenti nel virus stesso”, ha detto.
Tutti i virus si evolvono nel tempo, e molti esperti di malattie infettive pensano che il nuovo coronavirus alla fine diventerà meno letale per gli esseri umani, unendosi ad altri quattro coronavirus, che causano comuni raffreddori.
Ma non ci sono prove concrete, finora, che sia cambiato significativamente nei cinque mesi da quando è stato riconosciuto per la prima volta tra i pazienti di Wuhan, in Cina.
“Il virus non ha perso la sua funzione su una scala temporale di due mesi”, ha detto Andrew Noymer, un epidemiologo della Università della California di Irvine. “La perdita di funzione, è qualcosa che mi aspetto su una scala temporale di anni”.
Negli Stati Uniti, la pandemia ha assunto un andamento “patchwork”, con gran parte del Nordest che vede un netto miglioramento.
Ma alcune località del Sud – Alabama, Texas e Virginia, per esempio – così come il Wisconsin, la California e lo stato di Washington, stanno mostrando aumenti dei casi confermati, secondo il tracciamento del coronavirus della Johns Hopkins University.
“Ogni luogo ha un’epidemia diversa, e non è a causa del virus”, ha detto Jennifer Nuzzo, un’epidemiologa del Johns Hopkins Center for Health Security.

Il virologo tedesco Prof Streeck sul coronavirus. Mancano dati e fatti per prendere corrette decisioni
Leggere modifiche nel corredo genetico del microbo, compaiono in luoghi diversi del pianeta. Gli epidemiologi usano queste mutazioni per tracciare la diffusione del virus.
Queste mutazioni sono simili a delle etichette appiccicate su bagagli che hanno a lungo viaggiato…: sono indicatori di dove sono andati i bagagli, che non imprimono alcun cambiamento funzionale.
I ricercatori Harm van Bakel, Emilia Sordillo e Viviana Simon della Icahn School of Medicine del Mount Sinai, che si sono concentrati sulla genetica del nuovo coronavirus, hanno dichiarato in un’intervista di non aver visto un calo della carica virale tra i pazienti , in quel sistema ospedaliero , da marzo. Nemmeno hanno rilevato cambiamenti genetici importanti nel virus a New York City.
(…) Come aggravante della incertezza c’è poi la mancanza di una chiara comprensione di dove e come il virus si stia diffondendo, perché il paese [USA] non ha effettuato i test approfonditi e il tracciamento dei contatti per sapere dove o come si sono verificate le infezioni.
(…) Caitlin Rivers, una epidemiologa e studiosa esperta della Johns Hopkins, ha osservato che è difficile dire fino a che punto le persone stiano praticando le misure di sicurezza raccomandate, come il distanziamento sociale, nelle comunità che hanno allentato gli ordini ” di stare a casa”.
La studiosa è soprattutto preoccupata delle istituzioni affollate in cui il distanziamento sociale è difficile o impossibile. “Credo che continueremo a vedere epidemie esplosive in relazione alle istituzioni”, ha detto Rivers.
Delle 10 contee degli Stati Uniti che hanno registrato il maggiore aumento di nuovi casi, in una media di sette giorni da venerdì 22 maggio a venerdì 29 maggio, almeno nove hanno avuto epidemie in una struttura di correzione disciplinare, in un centro di detenzione, in un centro dove si lavorano cibi, o in un istituto di assistenza a lungo termine.
“Un’epidemia inizia in una istituzione, poi inizia a diffondersi nella comunità”, ha detto la Rivers. Non possiamo semplicemente dire: “È là in quel posto, perciò è irrilevante per il resto di noi”. Non è vero”.
Fonte dell’articolo Washington Post del 2 giugno 2020
traduzione e sintesi: M.Cristina Bassi per www.thelivingspirits.net